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Valdaro spa è in liquidazione: come prevedibile, finale tra mille polemiche e con l’esclusione di Patrini
MANTOVA, 12 dic. - Il CDA riunitosi ieri pomeriggio, giovedì 11 dicembre, ha votato a favore della messa in liquidazione della Valdaro spa nominando il liquidatore, Riccardo Ronda, commercialista di Mantova.
A lui il compito di mettere in vendita i beni della società , ovvero i terreni, e contemporaneamente trattare con le banche creditrici per un'eventuale revisione del debito.
A favore della decisione ha votato solo il Comune di Mantova, che detiene l'88% delle quote, mentre gli altri soci, Provincia, Camera di Commercio, Comuni di San Giorgio, Bigarello e Roncoferraro, si sono astenuti lamentando anche la mancanza di coinvolgimento nella scelta.
A sorpresa è stato revocato, dunque, l'incarico ad Aldo Patrini.
E' sicuramente più facile rendersi conto di come sia giunta a conclusione la vicenda relativa alla società Valdaro spa che comprendere fino in fondo le scelte che l'hanno determinata.
Sull'argomento si sono potuti riscontrare pareri fondamentalmente discordanti ma più o meno tutti convergenti nel riconoscere un grave peccato originale nella costituzione iniziale dell'assetto societario.
Ci vengono in aiuto le spiegazioni, anche tecniche, che da tempo rimbalzano sugli organi di stampa.
Come quelle di Giampiero Benedini che, in primo luogo, chiarisce che "il comparto di Valdaro comprende, oltre ai terreni di Valdaro Spa (Valdaro 2) anche Valdaro 1 (dove c'è la Motorizzazione, l'edificio di Valdaro Business Center e insediamenti quali il Consorzio Agrario, Bottoli, Sisma e altri ancora), il porto e infine Olmo Lungo, per una superficie complessiva di circa 3,5 milioni di metri quadrati.
Una realtà dimensionale di tutto rispetto con valenza sicuramente sovracomunale". Ancora Benedini indica nella carenza di infrastrutturale una grave limitazione dell'appetibilità dell'area:
"Valdaro non è ancora collegata con il casello autostradale (malgrado le risorse per la sua realizzazione venute dall'Autostrada del Brennero e affidate alla Provincia) e non ha uno scalo ferroviario pubblico, nonostante il contributo regionale di 3 milioni di euro.
Contributo perso anche se c'era il progetto pronto, prodotto dagli uffici dei lavori pubblici. E ancora: manca un collegamento diretto autonomo tra il porto e i terreni di Valdaro (che sarebbe stato logico concepire con sottopasso analogo a quello ferroviario); Valdaro non ha un ingresso sicuro sull'Ostigliese verso l'azienda Thun (nonostante le numerose promesse) e verso l'abitato di Formigosa, e non ha un sistema fognario efficiente".
E' evidente che tutti questi argomenti non hanno aiutato né l'ingresso di nuovi utilizzatori dei terreni né ingressi diretti nella Società , fra l'altro preclusi, per statuto, ai privati.
Ad aggravare l'esposizione finanziaria della Valdaro spa è stato sicuramente l'indebitamento assunto nel corso degli anni, sempre "a breve", e senza ottenere modifiche nella linea di credito fino a realizzare il dissesto attuale.
Va considerata anche la conflittualità tra Provincia e Comune, tale da condizionare diverse scelte strategiche e, a questo proposito, è bene chiarire che altra cosa, completamente distinta, è la situazione del Porto di Valdaro che fa capo alla Provincia.
Il punto di arrivo attuale è rappresentato da 23 milioni di euro di debiti accumulati nei confronti delle banche (Mps, Unicredit, Popolare di Mantova e Popolare di Sondrio) a fronte di un valore dei terreni di proprietà valutati a bilancio 42 euro al metro, in misura che appare sovrastimata, stante la congiuntura attuale.
Nel mirino delle opposizioni, con PD e Lega in prima linea, c'è l'aumento di capitale di 625mila euro deciso dalla giunta Sodano che, stando ai fatti, ha solo procrastinato l'inevitabile passo verso la liquidazione della società a capo della quale da poco più di un anno figura Aldo Patrini.
Carica ricoperta, al pari dei due consiglieri senza compenso alcuno. Gli strali più pesanti verso la decisione di Sodano sono stati lanciati dal PD e dalla Lega prospettando l'ipotesi di danno erariale ed eventuale ricorso alla Corte dei Conti.
Nettamente contraria la posizione dei sostenitori di Sodano che giustificano la scelta di aderire all'aumento di capitale per cercare di sanare guai derivati dai loro predecessori.
E la risposta alle opposizioni assume toni ruvidi come quelli con cui il consigliere capogruppo PDL Carlo Acerbi si è espresso nella sua pagina facebook.
"Oggi, usando il pettine, affrontiamo il nodo della liquidazione. Sapendo che la fase di liquidazione è un atto imposto dalla legge, in presenza di queste condizioni, non è un evento traumatico, non è uno stato irreversibile perché si può sempre revocare.
E' uno strumento per affrontare con qualche chance in più il negoziato con in creditori sociali ai quali dobbiamo ricordare due cose. La prima: che il privilegio dei poveri è quello di non pagare i debiti. La seconda: che la prospettiva del rientro del loro credito è legata solo alla vendita ed alla valorizzazione delle aree all'interno del progetto iniziale della Valdaro spa e che tutto ciò può accadere attraverso il verificarsi di una serie di condizioni (destinazione urbanistica delle aree, gestione del Porto, accordi fra enti pubblici, rilascio di concessioni) delle quale il Comune di Mantova resta il Dominus.
Chi ci ha portato fino a qui, dimenticandosi di chi è stato e di quello che ha fatto, oggi recita in pubblico su Valdaro l'indignazione politica può perfino vincere una battaglia tattica, sollecitare una piccola folla e carpire la buona fede di qualche elettore, ma alla lunga viene sempre fuori la differenza fra l'indignazione che porta la bava alla bocca e quella che la porta sul culo degli elettori".
E ora? Rimane solo da vendere, anzi svendere, i terreni. A chi? Con quali prospettive?
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