Vivere a Bristol da italiani in attesa della Brexit
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- Creato 24 Dicembre 2018
- Pubblicato 24 Dicembre 2018
Da oggi riprendiamo le redini di una nostra rubrica molto seguita, "Visti da Nord". Una sorta di diario-testimonianza da parte di mantovani che vivono all'estero, a nord dell'Italia, per necessità o scelta.
Cristiano Ferrarese - scrittore, sindacalista, insegnante, libero pensatore, portiere d'albergo, operaio... e tanto altro ancora - vive a Bristol, in Inghilterra, da tre anni e gli abbiamo chiesto di descriverci l'Inghilterra negli anni della Brexit. Ecco il primo resoconto.
BRISTOL (UK), 24 dic. - Abito a Bristol da più di tre anni, ci lavoro e ci vivo più che dignitosamente. Penso di aver fatto la scelta giusta ma soprattutto più conveniente.
Non è la prima volta che vengo in Inghilterra. Successe a fine anni novanta. Sembrano passate diverse ere geologiche. Vissi e lavorai a Londra. Come cameriere. In Italia si stava bene, c'era piena occupazione e pochi scappavano per la maggior parte dal sud. Poi ritornai in Italia. Feci diversi lavori sempre a tempo indeterminato. Finché nel 2015, decisi di ripartire.
Bristol è una città di medie dimensioni. Vicina ai 500.00 abitanti. È la città di Banksy, dei Massive Attack, dei Portishead e di Angela Carter. È la città delle rivolte continue negli anni a partire dalla fine del settecento. Ci sono due università molto frequentate e tra le più importanti dell'Inghilterra. Airbus e Roll Royce producono qui, dando lavoro a migliaia di persone.
La vita culturale è ampia, tra teatri, cinema e gallerie d'arte. Può essere attraversata in lungo e in largo in bicicletta, grazie alle innumerevoli piste ciclabili. È una città estremamente sicura e pulita dove vi condividono decine di nazionalità diverse.
Ma è anche una città molto cara, con i prezzi delle case secondi solo a quelli di Londra. È una città dove molte persone vivono in estrema povertà per strada e ricorrono ai "foodbanks", luoghi di distribuzione gratuita di cibo.
È una città molto competitiva. È una città molto "di corsa" Che aspetta, come il resto dell'isola, il 29 marzo 2019.
Il giorno di Brexit.
Il giorno dell'uscita dall'Unione Europea.
Cristiano Ferrarese
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