Arte per passione, intervista esclusiva ad Annalisa Venturini
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- Creato 10 Novembre 2014
- Pubblicato 10 Novembre 2014
MANTOVA - Annalisa Venturini, artista poliedrica e creatrice di bambole e sculture iper-realiste, ci ha aperto le porte del suo studio.
In questa intervista, emerge tutta la competenza e la passione per ciò che l'artista mantovana ama fare. "Non per denaro, o fama, ma per passione" è questo infatti ciò che spinge Annalisa a creare e deliziare il pubblico con le sue opere.
Opere uniche, bellissime e spesso provocatorie che non hanno mancato in passato di suscitare polemiche.
Polemiche spesso sterili, come la richiesta di rimuovere dalla strada il suo "clochard", la scultura in silicone posizionata per Mantova Creativa 2013 sugli scalini dell'hotel Due Guerrieri, rea di provocare scandalo tra i passanti.
Richiesta pervenuta direttamente da Giampaolo Benedini presidente della manifestazione, e sulla quale ora Annalisa, mentre si appresta ad aprirci il suo studio, sorride ironicamente e intelligentemente senza commentare.
Quando e come è nata la sua passione di doll maker?
Essendo figlia d'arte sono nata respirando profumo di argilla e di colore ma solo all'etĂ di dieci anni ho scolpito in una candela di cera il primo volto di bambola.
Già da allora realizzavo personaggi che riuscivano a dialogare con chi li osservava che possedevano cioè quel " soffio vitale " intrigante e nello stesso tempo inquietante che faceva la differenza da una qualsiasi altra bambola fatta in serie.
Cera, stoffa, cernit, porcellana: è solamente la necessità espressiva a determinare la scelta del materiale da utilizzare?
La scelta del materiale utilizzato per la creazione delle bambole ha seguito un percorso inizialmente legato ad un apprendimento delle svariate tecniche di lavorazione del materiale stesso di pari passo e' avvenuta anche la mia crescita artistica.
Tutte le mie bambole da quelle realizzate in cera alle ultime in cernit riuscivano sempre a trasmettere delle emozioni.
Quali vantaggi (se ce ne sono) e quali limiti impone l'essere di Mantova, vivere in una piccola realtĂ provinciale?
Senz'altro vivere in una cittĂ provinciale come Mantova presenta alcuni vantaggi come l'affetto spontaneo della gente che ti ferma per strada per esprimerti il suo entusiasmo per le tue creazioni e la solidarietĂ per le censure.
Dall'altra il rischio che certe sperimentazioni magari un po' audaci possano suscitare delle perplessità che però sono convinta che si riescano agevolmente a superare.
In tutti i casi il vivere in una piccola città villaggio non è un limite,se sei una persona creativa,se hai le capacità , se credi in ciò che fai e se sei coraggiosa prima o poi la tua arte emerge. Io con le mie bambole e la mia arte ho girato il mondo.
Come giudica le frequenti iniziative volte ad animare il centro cittadino?
Se organizzate con eleganza e buongusto sono le benvenute. I vari mercatini tipo Arte e Ingegno e le varie manifestazioni come la notte bianca o altre portano gente e di conseguenza lavoro alla nostra cittĂ .
Tanto di cappello agli organizzatori e ai volontari che lavorano giorno e notte per realizzare questi eventi.
Dove ritiene si possa collocare il limite tra hobbismo e manifestazione artistica?
Immagino che lei intenda chiedermi qual'e' il momento in cui un hobby può diventare un'attività artistica a tutto tondo.
Il limite e' molto sottile ma certamente quando un'attività creativa comincia ad assorbire completamente la tua vita e la tua giornata e diventa un qualcosa destinato anche al godimento estetico degli altri quello che era un hobby privato si può senz'altro definire un intervento artistico nel senso pieno del termine.
Le sue sculture iperrealiste destano stupore e inquietudine: ritiene che nello spettatore prevalga un certo disagio da immedesimazione o il disorientamento per la perdita dei riferimenti ai canoni estetici dell'arte classica?
Le mie opere determinano sempre disagio e disorientamento nello spettatore soprattutto per la perdita di riferimenti ai canoni estetici classici ed attuali. L'estremo realismo disturbante e sconcertante getta una luce impietosa sulla caducitĂ del corpo umano,sulle sue imperfezioni sui suoi difetti.
La scultura viene recepita come uno schiaffo in faccia,un vero e proprio shock che costringe l'osservatore a riflettere sul reale.La mia è una tipologia d'arte in grado di amplificare le emozioni che io voglio trasmettere.
Succede così che il mio clochard inserito in mezzo ai veri barboni finisce per rendere la realtà più banale indifferente e sfuggente della scultura stessa.
Tutto il pubblico catalizza l'attenzione sull'opera dimenticandosi la realtĂ che lo circonda.
Artificiale e artefatto: che distinzione ne fa l'iperrealistica simulazione della realtĂ ?
Una cosa artificiale e' un artefatto e nel caso dell'iperrealista l'artificiale/artefatto deve portare ad una simulazione forte ed anche sconvolgente del reale.
(s.t.)
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