Campanile di Santa Barbara, recupero doveroso ma che fa discutere. L'architetto Mori: 'Cupolino troppo chiaro e perché è stata eliminata la scala interna?'
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- Creato 17 Maggio 2016
- Pubblicato 17 Maggio 2016
"Una possibilità che ormai ci è preclusa per sempre. Le immagini che oggi abbiamo di Mantova vista dall'alto sono state fatte tutte da lì. Mi domando se l'ufficio tecnico della Diocesi abbia chiesto una soluzione alternativa a questo sistema di gabbia metallica che occupa gli spazi del tempietto o se abbia accettato senza obiezioni quella della Soprintendenza.
Anche visivamente il risultato è discutibile: quello che si nota molto bene anche in distanza sono i pali dietro le colonne del deambulatorio, nella parte interna. E' chiaro che alcune scelte nell'operazione di recupero rientrano nello stile del progettista, l'architetto Marco Fasser, ispettore della Soprintendenza, che ha affermato di aver cercato di lasciare fin dove è possibile inalterata la situazione creata dal sisma, come è evidente nell'arco che mostra ancora i segni della scossa, però è strano che non si sia provveduto a ripristinare la sfera di marmo che era inserita nell'innesto metallico esistente sul pilastrino.
Una di queste sfere era già caduta circa 8 anni fa e, tra l'altro, nella perizia di spesa fatta nel 1995 dallo stesso architetto Fasser e finanziata con 500 milioni di lire, era stato previsto anche il rifacimento delle sei palle mancanti. Interventi fatti all'epoca senza produrre un disegno di rilievi effettivi del campanile: l'unico che c'è me lo sono fatto io pezzo per pezzo.
Quello che mi dà più fastidio non è solo quello che si è creato all'interno con questo sistema di tiranti per cui ci abbiamo rimesso la possibilità di salire, ma soprattutto sono quelle colonne in ferro che stanno dietro alle colonne di marmo e che sono ben visibili a occhio nudo".
"Il volume fondamentale per la storia del restauro di Cesare Brandi, e anche quello di Renato Bonelli, - ha rimarcato Giovanni Mori - insistono sul fatto che non si deve avere uno stile proprio nel fare il restauro, ma ci si deve spogliare di questa idea di lasciare un'impronta e che l'opera va valutata nel contesto in cui è inserita.
Il "dov'era, come era" citato dal sovrintendente Giuseppe Stolfi nel corso dell'inaugurazione del campanile recuperato, non corrisponde a verità: forse non si era pienamente a conoscenza del "come era prima"".
Comunque, il restauro è stato completato e la ferita inferta dal terremoto è stata sanata ma le osservazioni dell'architetto Mori rimangono un utilissimo e documentato stimolo al confronto di opinioni.
Guido Mario Pavesi
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