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Campanile di Santa Barbara, recupero doveroso ma che fa discutere. L'architetto Mori: 'Cupolino troppo chiaro e perché è stata eliminata la scala interna?'

Mantova ChiesaSantaBarbara4MANTOVA, 17 mag. – E' meglio chiarire subito che il recupero del campanile della Basilica Palatina di Santa Barbara è stato un fatto ampiamente positivo, il risanamento di una vistosa ferita inferta dal sisma al patrimonio artistico della città.

Si è trattato del compimento di un doveroso recupero che ha riempito di gioia tutti i mantovani, che li ha spinti ad ammirare e fotografare per l'ennesima volta l'inconfondibile profilo monumentale della città ora che il prezioso "cupolino" è tornato ad affacciarsi in primo piano, al fianco del Castello di San Giorgio.

A prima vista, e da un po' di distanza, sembra che tutto sia tornato come prima, ma un'attenta osservazione fa balzare all'occhio come qualche particolare dell'originaria armonia appaia ora piuttosto stonato.

Mantova ChiesaSantaBarbara LanterninoOldLa prima obiezione, sentita da più voci, riguarda il colore del lanternino: troppo chiaro, rispetto al resto del campanile, al punto da sembrare quasi artificiale, troppo "rifatto". E' vero che col tempo la tinta dovrebbe assumere una tonalità più pacata, però...

Sollecitati dai dubbi espressi da diversi cittadini, abbiamo voluto sentire il parere dell'architetto Giovanni Mori, un autorevole esperto avendo ricoperto l'incarico di progettista e direttore dei lavori della Basilica di Santa Barbara fino al 2007.

"Sì, concordo sul fatto che l'impatto visivo suscita delle perplessità. – ci ha confermato – L'aspetto più evidente riguarda il colore del cupolino che non rispecchia la situazione precedente: c'era una cromia che rimarcava certe cornici degli archi e richiamava il colore del cotto tipico di tutto il campanile. Riprendendo la condizione originaria, si sarebbe mitigato l'effetto attuale di una struttura eccessivamente nuova".

Un'altra criticità che ha evidenziato l'architetto Mori riguarda la croce: "Perché non hanno riutilizzato i resti, pur danneggiati nella caduta, di quella precedente? La ricostruzione del globo posto sotto la sfera di sostegno della croce non rispetta la forma originale e appare molto impoverito. Spiace che si sia perso un elemento di decoro come questo".

Mantova ChiesaSantaBarbara ScalaMa c'è un punto che sembra destinato ad alimentare ancor più le perplessità sull'opportunità di certe scelte operate dai tecnici che hanno progettato il restauro. "Più serio ancora è il problema della scala interna che serviva a raggiungere la balconata apicale del campanile: è stata eliminata, secondo quanto comunicato dai progettisti, perché rappresentava un peso eccessivo e pericoloso. Non credo proprio: era un manufatto non particolarmente pesante che appoggiava tranquillamente su una soletta resistente.

E' veramente un peccato aver eliminato questa struttura in mattoni che è nata insieme al campanile, non un elemento aggiunto successivamente. La verità, secondo me, è che quello che ha impedito la sua ricostruzione (in realtà è stata eliminata) è l'intreccio di elementi metallici e tiranti che occupano tutto lo spazio perimetrale del tempietto".

A questo punto, come ha sottolineato l'ex direttore dei lavori della Basilica di Santa Barbara, dovranno in ogni caso adottare una soluzione di ripiego, tipo una scala alla marinara, per ripristinare la possibilità di accesso sia per l'ispezione che per eventuali attività di manutenzione.

Mantova SantaBarbara SupportoCroce RestauroMa rimane il fatto che si è persa la possibilità di arrivare su quel balcone che verosimilmente è stato creato per far godere già ai Gonzaga la straordinaria vista e per controllare l'ampliamento della reggia, per vedere lo spettacolo dall'alto del castello e della Cavallerizza .


"Una possibilità che ormai ci è preclusa per sempre. Le immagini che oggi abbiamo di Mantova vista dall'alto sono state fatte tutte da lì. Mi domando se l'ufficio tecnico della Diocesi abbia chiesto una soluzione alternativa a questo sistema di gabbia metallica che occupa gli spazi del tempietto o se abbia accettato senza obiezioni quella della Soprintendenza.

Anche visivamente il risultato è discutibile: quello che si nota molto bene anche in distanza sono i pali dietro le colonne del deambulatorio, nella parte interna. E' chiaro che alcune scelte nell'operazione di recupero rientrano nello stile del progettista, l'architetto Marco Fasser, ispettore della Soprintendenza, che ha affermato di aver cercato di lasciare fin dove è possibile inalterata la situazione creata dal sisma, come è evidente nell'arco che mostra ancora i segni della scossa, però è strano che non si sia provveduto a ripristinare la sfera di marmo che era inserita nell'innesto metallico esistente sul pilastrino.

Una di queste sfere era già caduta circa 8 anni fa e, tra l'altro, nella perizia di spesa fatta nel 1995 dallo stesso architetto Fasser e finanziata con 500 milioni di lire, era stato previsto anche il rifacimento delle sei palle mancanti. Interventi fatti all'epoca senza produrre un disegno di rilievi effettivi del campanile: l'unico che c'è me lo sono fatto io pezzo per pezzo.

Quello che mi dà più fastidio non è solo quello che si è creato all'interno con questo sistema di tiranti per cui ci abbiamo rimesso la possibilità di salire, ma soprattutto sono quelle colonne in ferro che stanno dietro alle colonne di marmo e che sono ben visibili a occhio nudo".

"Il volume fondamentale per la storia del restauro di Cesare Brandi, e anche quello di Renato Bonelli, - ha rimarcato Giovanni Mori - insistono sul fatto che non si deve avere uno stile proprio nel fare il restauro, ma ci si deve spogliare di questa idea di lasciare un'impronta e che l'opera va valutata nel contesto in cui è inserita.

Il "dov'era, come era" citato dal sovrintendente Giuseppe Stolfi nel corso dell'inaugurazione del campanile recuperato, non corrisponde a verità: forse non si era pienamente a conoscenza del "come era prima"".

Comunque, il restauro è stato completato e la ferita inferta dal terremoto è stata sanata ma le osservazioni dell'architetto Mori rimangono un utilissimo e documentato stimolo al confronto di opinioni.

Guido Mario Pavesi


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