Una ditta mantovana produttrice di riso finisce nell'indagine contro la 'ndrangheta in Emilia

MANTOVA, 26 giu. - L'indagine contro la presenza 'ndranghetista in Emilia coordinata dalla Dda di Bologna e che ha portato a 16 arresti, fra i quali anche un 41enne residente a Viadana, coinvolge anche una nota azienda mantovana di Castelbelforte produttrice di riso: la Roncaia spa.

Secondo quanto emerso dalle indagini, i vertici dell'azienda mantovana nel 2015, avendo problemi di tipo finanziario, si sarebbero rivolti a Giuseppe Caruso, presidente del consiglio comunale di Piacenza in quota Fdi ma al tempo dei reati contestati 'solo' funzionario delle Dogane di Piacenza, e al fratello Albino, conosciuti in precedenza, per ottenere aiuto.

L'azienda mantovana doveva giustificare un ritardo su una fornitura di riso legata a un appalto da 6,8 milioni di euro ottenuto dall'Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura da parte della UE) e Caruso, secondo le indagini, allo scopo avrebbe procurato all'azienda di riso una finta fattura per lavori mai eseguiti su un macchinario dell'azienda mantovana. In questo modo l'azienda mantovana avrebbe ottenuto una proroga sui tempi stabiliti e non avrebbe dovuto pagare penali.

Quest'ultima, poi, si sarebbe rivolta sempre ai Caruso per risolvere una controversia nata con una ditta import-export, legata a un'altra cosca, che le aveva venduto una partita da 120000 quintali di riso avariato. Contenzioso che il sodalizio malavitoso risolse dopo una serie di riunioni. Ma, da quel momento, sempre secondo l'indagine, l'azienda mantovana sarebbe divenuta vittima di vere e proprie estorsioni da parte del sodalizio 'ndranghetista perché in vari incontri tenutisi nel mantovano e anche nella sede della Roncaia (documentati con foto e intercettazioni dagli inquirenti) avrebbero agito con "minacce, anche larvate, evocando la forza di intimidazione del sodalizio 'ndranghetistico emiliano e facendo avvertire come concreta la possibilità del ricorso a ritorsioni, rappresaglie e atti di coercizione fisica". 

Inoltre la ditta dovette sottostare alle richieste dell'organizzazione ndraghetista, ad esempio accettando un contratto con una ditta loro amica per il trasporto del riso, a prezzi di molto superiori a quelli di mercato. Caruso, inoltre, sempre secondo le accuse, avrebbe fatto credere agli imprenditori mantovani di conoscere le persone giuste per ottenere i finanziamenti che a loro servivano.

Da una telefonata registrata nel giugno del 2015 dagli investigatori emerge anche come Caruso si fosse attribuito il merito di avere risolto alcuni problemi della ditta mantovana con un istituto di credito. Ma gli investigatori ritengono possibile che Caruso avesse millantato conoscenze nella stessa banca.

Claudio Roncaia e Massimo Scotti della ditta mantovana sono entrambi indagati con l'ipotesi di reato di truffa aggravata.