Ergastolo ostativo, permessi premio possibili anche ai boss. E' polemica
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- Creato 24 Ottobre 2019
- Pubblicato 24 Ottobre 2019
MILANO, 24 ott. - La Corte Costituzionale ha stabilito che la mancata collaborazione con la giustizia non impedisce i permessi premio per chi è sottoposto all'ergastolo ostativo.
La Corte ha in particolare dichiarato l'illegittimitĂ costituzionale dell'articolo 4 bis, comma 1, dell'Ordinamento penitenziario nella parte in cui non prevede la concessione di permessi premio in assenza di collaborazione con la giustizia, anche se sono stati acquisiti elementi tali da escludere sia l'attualitĂ della partecipazione all'associazione criminale sia, piĂą in generale, il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalitĂ organizzata. Sempre che, ovviamente, il condannato abbia dato piena prova di partecipazione al percorso rieducativo.
In virtù della pronuncia della Corte, la presunzione di "pericolosità sociale" del detenuto non collaborante non è più assoluta ma diventa relativa e quindi può essere superata dal magistrato di sorveglianza.
Per Luigi Di Maio "qualcuno sostiene che con il carcere duro si ledono diritti umani, ma noi non siamo d'accordo. Se abbiamo leggi dure contro la mafia è perché siamo in guerra. Rispettiamo la sentenza della Corte ma come Movimento Cinque Stelle faremo una battaglia perché chi è in galera con il carcere duro ci rimanga".
"Una sentenza un po' stravagante, non mi sento in sintonia con quanto stabilito", ha commentato il segretario del Pd Nicola Zingaretti. "Se si arriva a sentenza definitiva su fatti così gravi, io mi fermerei lì", ha detto ancora il segretario del Pd.
Alfonso Sabella, giudice del Tribunale del Riesame di Napoli ed ex pm antimafia a Palermo e direttore de Dap, ha espresso tutta la sua preoccupazione per il parere della Consulta: "La Corte ha tenuto sicuramente conto del richiamo della Cedu di Strasburgo, non poteva farne a meno. Non è chiaro se sia il condannato a dover dimostrare di non aver più collegamenti con ambienti criminali o se sia la magistratura a dover dimostrare l'esistenza attuale dei collegamenti. Se dovesse essere la magistratura, si aprirebbe un'autostrada per i condannati. Dobbiamo aspettare le motivazioni per capirlo". "Credo sia indispensabile che il legislatore stabilisca che rispetto alle decisioni sui benefici legati al 41 bis debba essere un giudice collegiale (almeno tre giudici, ndr) e non un un singolo giudice di sorveglianza a decidere. Il rischio che la mafia minacci questi ultimi è alto e lo Stato ha il dovere di tutelare i suoi servitori".
L'elenco dei potenziali destinatari dei permessi premio supera quota mille. Sono infatti 1.106 i condannati al carcere duro, tra i quali figurano i maggiori boss di mafia, camorra e 'ndrangheta: da Leoluca Bagarella agli stragisti Filippo e Giuseppe Graviano, fino all'ex "re" di Ottaviano Raffaele Cutolo.
(TGcom24)
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