Crisi commercio in centro, il sindaco: 'Problema complesso e la propaganda non aiuta'

MANTOVA, 18 feb. - Crisi del commercio a Mantova e negozi che chiudono in centro storico. Si anima il dibattito dopo la recente chiusura del negozio d'abbigliamento per donna appartenente alla catena 'Mango' e le altre chiusure anticipate, come Mango, da Altramantova relative a due attività in via Verdi. Senza dimenticare Oviesse di piazza Cavallotti che si trasferirà in un'area commerciale esterna alla città.

Sul tema interviene anche il sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, con un lungo post sulla propria pagina Facebook. "Post lungo, mi scuso - premette il sindaco - ma semplificare serve solo alla propaganda e la propaganda, di destra o di sinistra, non ha mai risolto un solo problema".

Il primo cittadino parte dai numeri e scrive: "Dal 2015 ad oggi il rapporto tra attività chiuse (commercio e artigianato) e aperte dice +108 nuove attività (hanno aperto in 5 anni 543 attività e chiuso 435 attività)". Il sistema del commercio, come è stato sempre inteso prima dell'avvento dell'ecommerce, è in crisi e lo è , scrive Palazzi "in tutte le città italiane". "I centri studi scrivono che nel 2020 - prosegue Palazzi - il valore del settore del commercio digitale, indotto incluso, arriverà a 104,4 miliardi di euro, facendo segnare un +264% negli ultimi 2 anni. Nel 2020 il 34% della popolazione planetaria utilizzerà i canali digitali per fare acquisti. Hanno già registrato nel 2019 un tasso di crescita quattro volte superiore a quello dei servizi".

Cosa spinge a comprare online? I motivi sono tre: il prezzo più vantaggioso, la comodità di acquisto e la maggiore varietà di scelta offerta dal web. "Questa - scrive Palazzi - è la realtà, piaccia o meno. E d'altronde quando chiedi a chi giustamente si dispiace, come ciascuno di noi, per la chiusura di un negozio, quante volte ci ha fatto spesa nell'ultimo anno, la risposta spesso è mai. Se chiediamo se invece hanno fatto acquisti on line la risposta è diversa".

Quindi esiste un sistema del commercio in profonda trasformazione, lo dicono i numeri, ed è necessario, come sottolinea anche il primo cittadino "trovare un equilibrio nuovo tra vita commerciale dei centri storici e il cambio radicale dei consumi con l'avvento del digitale, che ltre ad aver aperto ad una gamma pressoché infinita di acquisti, fa leva sul minor potere di acquisto delle persone".

A reggere sono i negozi con prodotti unici a fascia medio alta che sono stati capaci di affincare un canale commerciale digitale a quello tradizionale.

Molti puntano il dito contro la mancanza di parcheggi e sui loro costi. "I parcheggi servono - scrive il sindaco - e non è un caso che si stanno realizzando: 800 nuovi posti auto e un nuovo parcheggio in struttura per il centro, a 30 metri dal Bibiena". Ma i parcheggi da soli, secondo Palazzi, non risolvono il problema.

Cosa fare quindi? Ecco le soluzioni del sindaco: "Riportare in centro servizi e uffici. Gli anni '90 e 2000 sono stati gli anni dell'espansione all'esterno. Noi abbiamo investito la rotta e bisogna insistere. Solo riportando uffici e residenza in centro si aiuta la quotidianità e la diversificazione dell'offerta, anche commerciale.

Secondo, vogliamo cambiare il PGT e regole vecchie e auto lesioniste che il Comune ha, come ad esempio l'impossibilità di aprire in centro medie strutture di vendita. Un controsenso che ha fatto male al centro e al commercio, perché non aprirà mai Zara o altro se può usare solo metà della superficie disponile.

Terzo: gli orari. Per favore, lo chiedo da anni, proviamo a sperimentare orari diversi e a fianco noi ci mettiamo ancora più eventi per il centro.
Non è possibile tenere gli stessi orari degli anni '80, perché nel frattempo gli orari di lavoro delle persone, salvo dei dipendenti pubblici, è totalmente cambiato e se una attività non si confronta con i nuovi tempi di vita e lavoro semplicemente non si confronta con i potenziali consumatori".

La questione affitti. Sono troppo cari? "In parte sì - precisa Palazzi - ma il Comune non può obbligare i proprietari ad abbassarli. Ciò che possiamo fare e già facciamo è tenere l'aliquota massima per chi li tiene sfitti a lungo pur di non abbassarli".