Caso Oncologia, la Lorenzin risponde al question time sul Poma: 'No evidenze scientifiche per giustificare chemioterapici per via locoregionale'

MANTOVA, 8 feb. - "Al momento attuale, pertanto, anche per l'Istituto Superiore di Sanità non sussistono evidenze scientifiche forti che giustifichino l'avvio di studi clinici sui trattamenti chemioterapici per via locoregionale".

A dirlo il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, rispondendo, nel question time di mercoledì 8 febbraio alla Camera, a un'interrogazione dell'onorevole del M5S, Alberto Zolezzi, sul caso delle terapie utilizzate nel reparto di oncologia dell'ospedale Carlo Poma di Mantova.

Reparto che, secondo quanto segnalarono le due dottoresse Adami e Pisanelli già due anni or sono, aveva incrementato la pratica della somministrazione di trattamenti chemioterapici proprio per via locoregionale. Farmaci ritenuti dall'onorevole Zolezzi, medico di professione, "vecchi e poco costosi".

Le stesse dottoresse - come si ricorderà allontanate dall'azienda ospedaliera ufficialmente per contrasti con il primario sui protocolli terapeutici utilizzati e poi reintegrate dal giudice del lavoro di Mantova - secondo quanto riportato da Zolezzi segnalarono anche la riduzione della prescrizione di alcuni farmaci come il Permetrexed. Come noto la Procura ha anche aperto un'inchiesta con vari capi di imputazione.

Insomma, la risposta del ministro Lorenzin, se fosse accertata la riduzione di certi farmaci e l'incremento di altri chemioterapici in somministrazione locoregionale come denunciato dalle dottoresse Adami e Pisanelli, è destinata a fare clamore e, intanto, ha fatto parecchio arrabbiare Zolezzi: "Spero che il Ministro – ha detto l'onorevole pentastellato replicando al ministro - si renda conto di quello che mi ha appena detto, perché nell'oncologia di Mantova queste terapie sono proseguite. Ho detto all'inizio che sono due anni che questa cosa è stata segnalata da due dottoresse, che sono state allontanate da un reparto, e c'è voluta la Procura per partire e per cercare di fare chiarezza. È chiaro il sospetto su questa terapia, che costa poco per i farmaci e dà un forte guadagno per i reparti e bonus per i manager, perché c'è il pagamento della terapia interventistica; è chiaro il sospetto che si faccia questa cosa per fare cassa, Ministro".

Zolezzi ha anche attaccato il ministro Lorenzin dicendo "lei aveva già avuto da luglio il testo dell'interrogazione, sapeva questa cosa e non ha fatto nulla da luglio ad adesso, le terapie sono proseguite. Questo è inaccettabile in una zona, come Mantova, dove ci sono più di mille tumori all'anno, dove il PM10 è stato a 170 negli scorsi giorni, dove si vuole costruire un altro inceneritore".

Nella risposta, il ministro della Salute ha detto che, oltre all'Istituto Superiore di Sanità, anche le linee guida nazionali dell'Associazione Italiana di Oncologia medica e quelle internazionali "non considerano una terapia locoregionale uno standard terapeutico in alcuna fase della malattia". Inoltre, sempre secondo quanto riferito dal ministro Lorenzin "da una ricognizione effettuata nella banca dati dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica dei medicinali, non risultano essere state autorizzate, a far data dal 1° ottobre 2014, sperimentazioni sul tumore del pancreas con terapia locoregionale. Anche l'Istituto superiore di sanità ha sottolineato che per la patologia oncologica non esiste nelle linee guida delle società scientifiche nazionali ed internazionali una raccomandazione alla somministrazione locoregionale dei farmaci chemioterapici, né risultano attualmente in corso studi clinici con trattamento chemioterapico regionale per il carcinoma del pancreas esocrino".

L'onorevole Zolezzi, nella replica, ha ringraziato il ministro perché "mi sta dando ragione sui dubbi che queste terapie possano essere proseguite. E' chiaro che tutto questo deve essere inserito in una valutazione generale che viene prima di quella della Procura".

"In relazione a quello che ha detto – ha replicato Zolezzi rivolgendosi al ministro – immagino che sia consequenziale lo stop a questo tipo di terapie senza linee-guida e si deve capire se i restanti farmaci, quelli appropriati, siano ad oggi prescritti e utilizzati nella maniera adeguata".

Come si ricorderà uno studio condotto da un pool di esperti incaricato da Ats Valpadana e dall'Istituto Tumori di Milano per fare chiarezza, come richiesto dall'assessorato regionale al welfare, sull'appropriatezza clinica delle prestazioni oncologiche nel reparto di oncologia dell'Asst di Mantova, aveva evidenziato un tendenziale incremento sia dei volumi di attività (numero di episodi di ricovero), che del numero di pazienti presi in cura, con riduzione della durata della degenza media per ogni singolo episodio; incremento di prestazioni ambulatoriali ad alta integrazione di risorse (Mac). E ancora, per quanto riguarda l'utilizzo dei farmaci erogati non in regime di ricovero, risultava, sempre secondo lo studio, un complessivo incremento con un picco rilevante nel 2013, un parziale rientro nel 2014 e una ripresa di crescita nel 2015; aumento progressivo del costo medio per singolo trattamento, con picco nel 2013.

Emanuele Salvato