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Emergenza immigrazione: immedesimazione e disorientamento le parole chiave per uscirne. Parola di Segre e Camarrone

MANTOVA, 04 set. - "I naufraghi di oggi sono gli italiani di domani". In questa frase tratta dal libro di Davide Camarrone, Lampaduza, forse ci sta tutto il senso dell'incontro tenutosi nel pomeriggio nell'Aula Magna dell'UniversitĂ .

Un incontro sui migranti, sulle migrazioni, sugli sbarchi, su Lampedusa. A tutti gli effetti, come suggerito dal titolo dato dal Festival all'evento, la Porta d'Europa per chi arriva da guerre, carestie, fame.

Insomma dall'Africa o dal Medioriente, passando per i campi di stazionamento – tanto simili ai funesti campi di concentramento della seconda guerra mondiale – di Misurata e Cufra.

Quella in corso è una delle più grandi migrazioni che l'umanità abbia conosciuto. A Lampedusa – dove in pochi giorni sono morte in mare, recentemente, quasi 300 persone – ne sono ben consci. Per questo è stato un vero peccato che non fosse presente il sindaco dell'isola, Giusi Nicolini, come da programma.

Ma gli spunti lanciati dallo scrittore lampedusano, Davide Camarrone, e dal regista Daniele Segre, autore di docufilm sul tema molto apprezzati e premiati ("Come un uomo sulla terra") non sono certo mancati.

I numeri, per capirci: "Tra gennaio e febbraio 2014 – ha detto Camarrone – fra i migranti in arrivo dalla Libia sui barconi sono morte 2mila persone. Una cifra ufficiale che nasconde i numeri veri, molto più alti. Finora in Italia, fra Lampedusa e altri punti di sbarco siciliani, sono arrivate 120mila persone. A fine anno saranno 150mila, ma il dato interessante è che, oggi, dall'Italia escono molte più persone di quelle che arrivano".

Sono i migranti di passaggio che poi vanno in Germania (500mila richiest d'asilo concesse contro le 50mila italiane), Francia. Ma sono anche italiani che vanno all'estero in cerca di quel lavoro che in Italia non c'è più.

Il fenomeno ineludibile delle migrazioni, secondo Segre e Camarrone, dovrà essere gestito, non represso alzando gli argini. "Le parole chiave – hanno detto – sono due: immedesimazione e disorientamento. Insomma, mettiamoci nei panni di chi è disposto a morire pur di lasciare il proprio paese e lasciamoci disorientare prendendo in considerazione altri punti di vista che non siano solo nostri".

Il disorientamento necessario può procurarlo il libro di Camarrone, Lampaduza: "Ho vissuto i giorni intensi degli sbarchi – ha detto l'autore – da giornalista in mezzo ai migranti. Raccogliendo le loro storie, partecipando alle loro emozioni. In un periodo in cui il giornalismo, come lo conosciamo, sta scomparendo dobbiamo renderci conto che l'unica altenativa possibile è il giornalismo narrativo. Mettersi al centro delle storie e raccontarle".

Come dire, Lampedusa un campo di prova ideale. Un'isola vista dai migranti come un porta d'ingresso in Europa, abitata da persone che, a loro volta, sono migranti e che non hanno perso il senso di comunitĂ  che permette di non confondere le persone con i numeri. Per questo, ha suggerito Camarrone, Lampedusa sarebbe il posto ideale per un museo dei migranti: "Un luogo da far vedere ai nostri figli. Per non far mai dimenticare quali sono le loro origini".

Il discorso si è poi spostato sui concetti di legalità e abusivismo. Camarrone, nel suo libro, definisce l'abusivismo come "il non finir qualcosa e pensarsi eterni per finirlo con comodo, indifferenza al prossimo, atto di forza e prepotenza. Per questo va a braccetto con la mafia. L'interno che prevale sull'esterno".

L'abusivo è una persona che si occupa dell'interno e non si occupa delle conseguenze del suo agire rispetto agli altri; l'illegale arriva da esterno e cerca di entrare nel nostro interno, perché noi gli abbiamo detto di non farlo. Ma lui vuole migliorare la propria condizione di vita. Cosa faremmo noi al suo posto?

"La conoscenza dell'altro – ha detto Segre - è una chiave contro illegalità. C'è la necessità di prendere insegnamento da questi fenomeni epocali: modificare i rapporti in una direzione per cui la paura per l'illegale non ci costringa a diventare paranoici".

Emanuele Salvato


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