âNel corso della mia vita prevale lâoccasionalitĂ â. Domenico Starnone, da insegnante di liceo a scrittore di successo
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- Creato 09 Settembre 2017
- Pubblicato 09 Settembre 2017
MANTOVA, 9 set. - Una cosa l'ha voluta chiarire per l'ennesima volta: "Io non sono Elena Ferrante!" Frase che, tra l'ilaritĂ del pubblico che oggi pomeriggio ha preso d'assalto Palazzo San Sebastiano, l'abile "provocatore" Massimo Cirri ha fatto ripetere a tutti, in coro, come un mantra.
Il racconto della vita di Domenico Starnone, scandito nel tempo dalle sollecitazioni di Cirri, è partito dagli anni giovanili del ragazzo napoletano in normale conflitto con il padre, che aveva scoperto a 16 anni il piacere di scrivere, ma...
"Volevo essere il piĂš grande scrittore del mondo, ma mi rendevo conto di non aver alcun talento". E' cosĂŹ che il giovane Starnone abbandona la scrittura, addirittura brucia tutti i suoi scritti, compreso il suo primo romanzo, l'ambiziosissimo L'interno della coppa di ispirazione biblica, e si dedica all'insegnamento.
Un esordio memorabile in un liceo di un paesino della Basilicata che in cinque anni di costruzione quotidiana del rapporto con gli studenti per far crescere in loro l'immaginazione e le idee gli fa capire che quell'esperienza bellissima e formativa era il perfetto sostituto della sua vocazione di scrittore.
Poi, l'inizio casuale della collaborazione con il Manifesto, l'interesse dei lettori per l'inserto da lui curato, le proposte di editori interessati a storie della scuola e, quasi dal nulla, l'offerta di Feltrinelli per scrivere liberamente ciò che voleva.
Seguirono le attivitĂ di sceneggiatore, per il teatro e il cinema e finalmente alla possibilitĂ di dare sfogo alla propria libera creativitĂ che lo ha portato ad essere il Domenico Starnone amatissimo dai lettori.
"Tutti i libri che ho scritto non avevano l'ambizione iniziale di diventare libri. â ha confessato Starnone â Ho scritto quello che volevo scrivere per comunicare la visione del mondo che avevo per mano".
E ha ammesso anche che, in un certo senso, ritarda sempre al limite il momento dello scrivere, nel suo spazio racchiuso, seduto su una poltroncina.
"Ho la sensazione di finire in una gabbia, piacevolissima ma faticosa. Inizio solo quando penso che non posso piĂš farne a meno e allora lo scrivere mi assorbe totalmente per la paura di perdere l'attimo e che magari domani la stessa cosa potrebbe non piacermi piĂš. Chi comincia a scrivere dopo i 40 anni, vive l'esperienza come una rinuncia a qualcos'altro".
g.m.p.
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