Embolia polmonare, in Italia oltre 65mila casi all'anno e pochissime strutture all'avanguardia
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- Creato 17 Ottobre 2022
- Pubblicato 17 Ottobre 2022
ROMA, 17 ott. – In Italia ogni anno oltre 65.000 persone, spesso giovani, sono vittime di un'embolia polmonare: circa 1250 casi a settimana, quasi 180 al giorno.
È la terza emergenza cardiovascolare più frequente, dopo l'infarto miocardico e l'ictus, e in un caso su 5 è fatale entro appena 3 mesi dall'evento.
La mortalità è diminuita negli ultimi anni grazie agli avanzamenti della terapia, ma nel nostro Paese le tecniche più all'avanguardia non sono disponibili ovunque: accanto alla trombolisi, ovvero l'uso di farmaci specifici per 'sciogliere' il trombo che occlude il vaso polmonare provocando l'embolia, oggi si può rimuovere il coagulo di sangue con la trombectomia percutanea, un intervento mininvasivo che aiuta a risolvere i casi più seri e ad alto rischio ma che soltanto il 2% dei centri di emodinamica italiani è in grado di offrire.
Lo hanno denunciato gli esperti durante il 43° Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE), a Milano dall'11 al 14 ottobre, sottolineando la necessità di creare una rete di centri e percorsi di cura adeguati a rispondere alle esigenze dei pazienti, per intervenire con la modalità migliore per ciascuno e anche tempestivamente, perché come nel caso dell'infarto del miocardio ogni minuto può fare la differenza. Al congresso sono attesi 2000 partecipanti con 36 tra simposi, sessioni, e 'live cases', 3 sessioni congiunte internazionali.
"La tromboembolia polmonare si verifica quando un coagulo di sangue che si forma nel circolo venoso periferico arriva a occludere un vaso polmonare – spiega Giovanni Esposito, presidente GISE e direttore della UOC di Cardiologia, Emodinamica e UTIC dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli -. Le condizioni che facilitano la comparsa di trombi sono i traumi, le fratture, l'immobilizzazione, la gravidanza, il cancro e le persone più colpite sono tipicamente i giovani e le donne. I sintomi includono difficoltà di respiro, dolore toracico, battito cardiaco accelerato e si può arrivare a un'instabilità cardiaca che richiede immediato intervento. I pazienti vanno in Pronto Soccorso e spesso il percorso diagnostico è lento, mentre come nel caso dell'infarto acuto del miocardio ogni minuto conta: un intervento tempestivo è fondamentale perché può scongiurare le conseguenze più serie della tromboembolia polmonare, che arrivano fino al decesso".
Una possibilità di cura è la trombolisi, che serve a sciogliere il trombo liberando il vaso ostruito; tuttavia in Italia circa 1200 pazienti all'anno ad alto rischio possono andare incontro a pericolose emorragie con questo tipo di approccio e non si possono sottoporre a trombolisi. In alternativa il trombo può essere rimosso chirurgicamente, con un intervento che tuttavia è complesso e pochi centri sono in grado di eseguire.
(askanews)
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