Pazienza
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- Creato 09 Giugno 2013
- Pubblicato 09 Giugno 2013
Io ne conosco solo una piccolissima parte, ma in Islanda vivono diverse centinaia di italiani. Ben più di quanto immaginassi prima di arrivare. E, a giudicare dalla quantità di richieste di informazioni e suggerimenti sono come trasferirsi qui, il numero sembra destinato ad aumentare.
Qualche volta le domande arrivano tramite la mediazione di un amico e si trasformano sempre in conversazioni filosofiche piuttosto piacevoli. Più spesso, invece, arrivano attraverso social network, da sconosciuti, e si trasformano con estrema facilità in sterili battibecchi fra chi vive (o ha vissuto) qui con opposte soddisfazioni.
Personalmente, al di là di alcuni autoritratti che strappano un sorriso (sono un artista della pietra, pensate ci sia lavoro per me? Oppure, ho fatto il tronista nella tv italiana, sapete se esistono lavori simili lì in Islanda?), tendo a provare una certa simpatia per queste persone, ma non so cosa io possa scrivere per aiutarle.
In realtà , decidere su qualcosa di così importante come il paese in cui emigrare tenendo conto dei commenti di sconosciuti su internet mi sembra piuttosto folle, soprattutto se il paese in questione è l'Islanda.
L'Islanda si ama o si odia, difficile restare indifferenti o, peggio ancora, "farsela piacere". E i sentimenti nascono più in virtù di un proprio modo di essere e di sentire che non di una scelta razionale. Basta passare un inverno qui per capire che, anche in città , abitudini e convenzioni sono una sfida alla natura. I bimbi dell'asilo giocano all'aperto in qualunque periodo dell'anno, sotto pioggia, vento o neve. Gli ombrelli qui non esistono, solo impermeabili e cerate. E soltanto davanti alla vera tempesta (meno frequente di quanto si possa pensare) si finisce col gettare la spugna: gli autobus si fermano, le autostrade chiudono e, molto semplicemente, si sta tutti in casa nell'attesa che il tempo migliori. Pazientemente.
Ecco, quando leggo domande sul lavoro, sul costo della vita, sul livello di inglese necessario per sopravvivere, ho sempre la tentazione di rispondere: sai essere paziente? Perché credo sia questa l'unica dote davvero indispensabile per poter vivere con soddisfazione in un luogo dove la natura è così dirompente, senza via di fuga. A Mantova quando la nebbia in inverno o la calura in estate diventano insopportabili bastano due ore di auto per raggiungere un clima, un paesaggio e un'aria totalmente diversa. Qui no. Se la natura decide di aggredire puoi solo scegliere se porgere l'altra guancia o rifugiarti nell'attesa paziente. Sai che non puoi vincere. E quando non sarai più in grado di accettare questo, allora sarà il primo indizio che potrebbe essere giunto il momento di tornare a casa.
(g.f.)
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