4 B + C Fotografie dalla Collezione Fondazione Banca Agricola Mantovana a Casa del Mantegna
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- Creato 07 Marzo 2025
- Pubblicato 07 Marzo 2025
MANTOVA, 07 mar. - Dal 7 marzo al 4 maggio 2025 alla Casa del Mantegna di Mantova (via Acerbi) sarĂ allestita la mostra "4 B + C" Fotografie dalla Collezione Fondazione Banca Agricola Mantovana Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Antonio Biasiucci, Luca Campigotto.
Il titolo è matematico, una somma che unisce una città , una fondazione bancaria, cinque fotografi, un curatore e un progetto che vanta ormai venti anni di vita. Dal 2004, la Fondazione Banca Agricola Mantovana ha promosso una campagna di documentazione di grande originalità , che ha coinvolto i migliori autori della fotografia italiana e che attraverso il loro sguardo racconta la città di Mantova, il suo territorio, i suoi volti, i suoi volumi, le sue energie, le sue materie.
Le quattro B e la C del titolo sono quelle che introducono Gianni Berengo Gardin, Gabriele Basilico, Antonio Biasiucci, Olivo Barbieri, e Luca Campigotto. E alle iniziali dei maestri andrebbe aggiunta la P di Mario Peliti, curatore del progetto e della mostra, che ha coordinato le campagne muovendo dall'esempio della straordinaria esperienza della Mission photographique de la DATAR, dedicata alle trasformazioni del paesaggio francese negli anni '80.
La storia e la natura particolarissima di Mantova, che ha le sue radici nel mito, che è terra e acqua, agricoltura e industria, arte e artigianato, che è contemporanea e legata ancora al ritmo lento del vivere antico, ha ispirato cinque ricerche molto diverse tra loro, quattro concluse e una in corso. Un'ampia selezione di immagini, quasi centosettanta, verrà esposta nei magnifici spazi della Casa del Mantegna, dove il grande pittore rinascimentale visse dalla fine del Quattrocento al 1502.
Il percorso della mostra è un viaggio nella stessa fotografia italiana e nelle sue voci diverse, voci che unite dal comune denominatore mantovano creano un ritratto coinvolgente e complesso, a varie sensibilità e velocità temporali. L'esordio spetta a Gianni Berengo Gardin (1930), nume tutelare di un reportage di tradizione umanista, che nella serie "Incontri mantovani" sorprende la città nelle sue atmosfere, nei ritmi, nei volti, nei mestieri di una lunghissima giornata quotidiana. La piazza, emblema della cultura e dell'architettura italiana - a Mantova parliamo di piazza del Castello, piazza Erbe, piazza Ducale, piazza Broletto - è un luogo caro al sentire "sociale" di Berengo Gardin, e proprio la piazza introduce la seconda campagna di documentazione, la seconda B, quella di Gabriele Basilico.
Gabriele Basilico, architetto di formazione e autore dei più originali nella lettura architettonica e urbanistica delle metropoli contemporanee (1944-2013), ha trasformato "Mantova", questo il titolo del lavoro, in una città metafisica, lasciando che la luce, attraverso un cielo uniforme e senza stagione, racconti i luoghi, i volumi, gli snodi, le epoche del vivere e del lavorare insieme. Pochissime le presenze umane, a volte l'assenza è totale, ma il senso del tempo e degli edifici che lo scandiscono, dal Castello a Palazzo Te, ai palazzi progettati negli anni Trenta, restituiscono una complessità esistenziale e storica tipicamente italiana. Pietre, mattoni, ciottoli, intonaci, marmo, cemento, ferro, la sintassi materica del costruire è completa. E la bellezza della materia segna l'arrivo di un altro straordinario fotografo, Antonio Biasiucci.
Nel mondo di Antonio Biasucci (1961) il tempo storico, il nostro, non esiste, nel senso che Biasiucci torna alla materia prima del corpo, corpo umano e corpo celeste, immergendosi nel buio misterioso di ogni vita. Mantova è "Manto", la profetessa all'origine della fondazione della città , ed è anche la dea che ispira e protegge un viaggio notturno nel destino materico della città . Le materie sono le zolle, l'interno fecondo di una zucca, una patata che sembra un meteorite, una pannocchia che ha movenze di ballerina, la cotica di maiale, quasi una scultura, e poi sculture vere, mani che impastano, e ancora acqua nelle foglie di ninfee, e latte, lo stesso nella Via Lattea e nel formaggio. Poi la notte si fa improvvisamente luminosa, le stelle lasciano tracce lunghe, compaiono i colori, è il tempo di Olivo Barbieri.
La materia prima di Olivo Barbieri (1954) è l'acqua e "Il disegno dell'acqua" è il titolo della sua ricerca. Titolo doppio perché quel genitivo parla dell'acqua che disegna, in quanto riflette le immagini, ma allude anche all'idea folle di disegnare l'acqua. Tra questi due estremi, l'acqua è sia la macchina fotografica che riproduce l'immagine grazie alla sua capacità specchiante, sia l'immagine in sé, riflesso ambiguo della realtà . E proprio riflettendo sulla natura "liquida" delle immagini, in una città che si raddoppia nelle acque del Mincio e in infiniti rivoli, chiuse e canali, Barbieri ha alternato le fonti luminose, naturali e artificiali, riprendendo lo stesso soggetto di giorno e di notte, fino a spingersi alle origini dell'artificio nei brani di meravigliosa pittura che arricchiscono il patrimonio artistico di Mantova.
Se le quattro B del progetto hanno concluso la loro ricerca, l'unica C, quella di Luca Campigotto (1962), è appena iniziata e si completerà il prossimo anno. Il tema è il lavoro, antico e contemporaneo, come indica il titolo "Della città operosa". Una memoria latina, che si ispira anche al virgiliano "labor omnia vincit improbus" (ogni difficoltà è vinta dal lavoro) e che Campigotto, di formazione storico, sta esplorando nelle diverse realtà che fanno di Mantova una terra ricca e produttiva in ogni epoca. C'è il lavoro agricolo, ci sono i centri produttivi, le botteghe artigiane, la grande industria, basti pensare alle cartiere Burgo nella futuribile architettura di Luigi Nervi, e ci sono anche le fabbriche, un tempo "operose" e oggi chiuse perché sostituite da un passo più moderno. Ovunque è il ritmo incessante di una comunità che guarda al domani.
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