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'Un sentiero di vita nell’arte'. Alla Casa del Mantegna la mostra antologica di Augusto Morari. Fino al 23 febbraio 2025

MorariAugusto1Agusto Morari nasce a Mantova nel 1938. Cresce nell'ambiente fervido di stimoli del Palazzo Ducale, dove il padre è capo custode. Morari ha anche la possibilità di studiare le tecniche artistiche antiche seguendo i lavori di restauro di noti operatori mantovani come Nonfarmale, Coffani, Raffaldini. Morari stesso si dedica al restauro, professione che eserciterà con severità di procedure e intelligenza critica.
Nel 1958 si diploma al Liceo Artistico di Brera, dove l'ha indirizzato l'amico Claudio Olivieri; nel frattempo ha giĂ  ottenuto importanti riconoscimenti nella pittura e nella grafica, tra cui il Premio Mantegna e il primo Premio di Pittura al Palazzo della Stampa di Milano.

Francesco De Rocchi, esponente del chiarismo lombardo, e Guido Ballo, suoi docenti a Brera, nonché gli amici Besson, Madella, Olivieri, Schirolli, incoraggiano il giovane artista a proseguire la ricerca espressiva, già allineata alle tensioni gestuali e segniche dell'arte informale lombarda. La produzione dell'ultimo scorcio degli anni Cinquanta è caratterizzata in prevalenza dall'impiego di carboncino o di tempere su carta. La polarità del bianco e nero, dei bruni, aggroviglia la restituzione dei paesaggi padani. L'urto emotivo, l'impatto con la percezione del naturale è dominante rispetto alla fedeltà al soggetto.

Per queste ragioni la stagione neo-naturalistica di Morari è stata dalla critica accostata a Morlotti. Tuttavia, l'uso degli inchiostri neri, la tensione luce-ombra si spiegano con la conoscenza e l'interesse dell'artista per il Seicento e Settecento lombardo, da Fra' Galgario a Giuseppe Bazzani.

Negli anni Sessanta Morari partecipa ad altre rassegne e premi importanti. La sua pittura è ad una svolta, il richiamo all'astrazione lirica e alla poetica gestuale di Kline, De Kooning e Vedova agiscono da cartina di tornasole, inverando una prassi che negli anni Ottanta, dopo un lungo silenzio, si pone all'interno di una vocazione informale e astratta di segno neo-romantico.

Morari negli anni Settanta si dedica all'insegnamento e alla professione di restauratore; solo nel 1984 torna alle partecipazioni pubbliche: la personale a Palazzo Te (1987), "Natura e artificio" (1989), altre personali al Centro di Cultura Einaudi (1991) e allo Studio Toni De Rossi di Verona (1992), e la partecipazione alla rassegna sull'Apocalisse di Giovanni a Palazzo Ducale di Mantova (1998).

PiĂą recentemente, durante il periodo della pandemia di Covid, l'artista ha ripreso a dipingere ispirato dalla natura rigogliosa del proprio giardino, indagando la relazione vitale tra luce, fiori e piante. Tra le opere piĂą poetiche di questi anni si ricorda la serie "Il pianto degli angeli".


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