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Con la Venere del Moretto a Palazzo Te si completa l’omaggio alla Dea della Bellezza e dell’Amore. In esposizione fino al 27 febbraio 2022

L'artista, di cui non è certa la data di nascita, è documentato per la prima volta nel 1514 per l'esecuzione degli affreschi perduti del monastero di Santa Croce a Brescia. La sua formazione si colloca nell'ambito della cultura artistica lombarda nel rapporto con il Romanino, anche per i contatti con l'arte veneta, conosciuta dopo un supposto soggiorno a Padova e forse nella città lagunare. La sua biografia, corredata da numerosi documenti, rivela un intenso percorso segnato sia da committenze pubbliche di rilievo, come l'incarico ricevuto il 21 marzo 1521 dalla Fabbriceria di San Giovanni Evangelista a Brescia per decorare, insieme al Romanino, la Cappella del Sacramento, sia da commissioni ufficiali e istituzionali, come l'invito di Lorenzo Lotto nel 1528 ad accettare un mandato dal Consorzio della Misericordia Maggiore di Brescia.

Il pathos delle sue opere di soggetto sacro, a partire dalla seconda metà degli anni Venti, come il cosiddetto Trittico della Salvezza sulla passione di Cristo prefigurata in tre episodi dell'Antico Testamento, testimonia una partecipazione del Moretto al clima spirituale dei riformisti di parte cattolica, che informava i cenacoli a Brescia prima del Concilio di Trento. Tale coinvolgimento emotivo è evidente anche nella pala con la Strage degli Innocenti per la chiesa di San Giovanni Evangelista dei primi anni Trenta, nella quale il pathos è espresso attraverso una declinazione del classicismo di Raffaello che orienta l'incisione sul Massacro degli Innocenti di Marcantonio Raimondi. Le numerose opere del Moretto evidenziano dunque varie componenti artistiche del pittore, debitrici, oltre che al Romanino, a Lorenzo Lotto, al Savoldo, a Tiziano e al Foppa, con un certo interesse per la pittura tosco-romana ma anche fiamminga.

Negli anni Quaranta il suo impegno sui problemi dottrinari sembra esprimersi in uno stile piĂš austero, spesso drammatico, volto ad una confutazione antiluterana, come si evidenzia nel Compianto sul Cristo morto, una pala d'altare giĂ  della Disciplina di San Giovanni a Brescia, oggi al Metropolitan Museum di New York, datata 1554. Qui, l'iscrizione sulla lapide in basso, "Factus et oboediens usque ad mortem", tratta dalla lettera di Paolo ai Filippesi in riferimento alla 'imitatio Christi', si configura come una sorta di testamento spirituale dell'artista che morirĂ  in quello stesso anno.


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