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Con la Venere del Moretto a Palazzo Te si completa l’omaggio alla Dea della Bellezza e dell’Amore. In esposizione fino al 27 febbraio 2022

Mantova PalazzoTe MostraVenere-MorettoMANTOVA, 17 dic. – Con l'esposizione di "Venere con Amorino al naturale", un dipinto di Alessandro Bonvicino detto il Moretto, Palazzo Te aggiunge un nuovo elemento al grande progetto "Venere divina. Armonia sulla terra" conclusosi recentemente.

Un nuovo omaggio alla Dea della Bellezza e dell'Amore, dunque, la presenza, a cura di Claudia Cieri Via, della grande tela concessa da una collezione privata che contribuisce a tracciare un ampio ritratto dei vari aspetti della Dea che proprio nelle sale di Palazzo Te è oggetto di numerose rappresentazioni.

Con l'esposizione, da domani 18 dicembre fino al 27 febbraio 2022, dell'opera del Moretto dipinta tra il 1548 e il 1550, prosegue l'impegno di Fondazione Palazzo Te a stabilire una costante relazione con il patrimonio storico del territorio e con la contemporaneità avviato già nel 2018 con "Tiziano/Gerhard Richter. Il cielo sulla terra" e proseguito nel 2019 con "Giulio Romano. Arte e Desiderio", di cui "Venere Divina. Armonia sulla terra" è l'ultimo capitolo.

quadri Moretto Venere-Amorino1Programma, quest'ultimo, che, inaugurato a marzo con "Il mito di Venere a Palazzo Te", proseguito in estate con l'esposizione di "Venere che benda amore" di Tiziano e in autunno con la mostra "Venere. Natura, ombra e bellezza", si conclude dunque a dicembre con l'esposizione della preziosa opera di Moretto che raffigura una splendida Venere coperta in parte da una veste apparentemente pudica, adagiata all'interno di un'alcova in un palazzo signorile.

Il dipinto è stato presentato in anteprima questa mattina dal direttore di Fondazione Palazzo Te Stefano Baia Curioni, affiancato dall'assessore Alessandra Riccadonna e Daniela Sogliani che ha descritto l'origine e l'aspetto artistico dell'opera. Nell'occasione, il direttore Baia Curioni ha annunciato il progetto "Mantova: l'arte di vivere", programma espositivo accompagnato da eventi di approfondimento culturale che Fondazione Palazzo Te realizzerà nel 2022.

Progetto destinato a mettere in luce le tematiche legate alla storia di Palazzo Te e ai suoi apparati decorativi, indagando lo stile di vita alla corte Gonzaga. Il programma offrirĂ  la possibilitĂ  di rilanciare una riflessione su un'arte di vivere fondata sulla "meraviglia", sul mito, sull'immateriale che si fa presente: arte del fare, "tecnica" ispirata da un pensiero che conosce l'esperienza della pace.

"Venere con Amorino al naturale", un dipinto di Alessandro Bonvicino detto il Moretto. Il progetto è organizzato e prodotto da Fondazione Palazzo Te e Museo Civico di Palazzo Te, promosso dal Comune di Mantova con il patrocinio del MiC, il contributo di Regione Lombardia e Fondazione Banca Agricola Mantovana, il sostegno di Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani e il supporto tecnico di Glas Italia, Pilkington, iGuzzini. Il progetto espositivo è a cura di Lissoni Associati, il progetto grafico è sviluppato da Lissoni Graphx.

La grande tela è di forte impatto visivo, grazie alla collocazione, in un primo piano molto ravvicinato, della Venere con il Cupido che occupano tutto lo spazio dell'alcova definito da due colonne, dove Venere è sdraiata con la veste in parte discinta, mentre con sguardo ammiccante e al contempo sprezzante verso lo spettatore, poggia dolcemente la mano sull'ala del Cupido, a sua volta sensualmente adorante, rivolto verso il seno nudo della madre, fonte di nutrizione e pregno di erotismo.

Il tendaggio che si apre come un sipario per mostrare la bellezza e la nuditĂ  di Venere si annoda su due colonne, in una resa piuttosto curiosa nel processo di svelamento dei dipinti, secondo l'uso del tempo di mostrarli agli spettatori o al godimento privato del committente. La composizione sembra non del tutto occasionale o legata solo a una invenzione dell'artista, risultando invece un unicum, a parere della curatrice Claudia Cieri Via. Il dettaglio delle due colonne con le cortine annodate intorno ad entrambe ha una straordinaria affinitĂ  con l'Impresa di Carlo V, nella quale le due colonne sono avvolte da un cartiglio dove è iscritto il famoso motto dell'imperatore Plus Ultra.

Adottando il motto in francese Plous Oultre, su proposta dell'umanista Luigi Marliani, il sovrano intendeva dimostrare di voler superare ogni limite possibile. L'apprezzamento di Carlo V per le Veneri di Tiziano, fra le quali si ricorda la Venere con l'organista, oggi al Prado a Madrid, commissionata al pittore cadorino nel 1548, potrebbe aver stimolato anche una committenza dell'imperatore "dei due mondi" al bresciano Moretto per una Venere di uso privato che coniugava il potere politico, emblematizzato nel suo motto Plus Ultra, con quello maschile, sollecitato dallo sguardo della dea che, all'apertura della cortina, si offriva in tutta la sua sensuale bellezza. La prima attribuzione dell'opera risale al 1820, quando il dipinto è menzionato nella collezione Fenaroli di Brescia: "Quadro per traverso rappresentante una Venere con Amorino al naturale del Moretto".

La tela è ad oggi convincentemente attribuita al Moretto e se ne riconosce la qualitĂ  sia nel contesto della pittura bresciana della metĂ  del Cinquecento, sia della produzione dell'artista, come si può rilevare dal confronto con opere della maturitĂ  degli anni Quaranta del Cinquecento, fra cui la Sacra Famiglia con San Giovannino, datata intorno al 1540, oggi conservata al Museo Poldi Pezzoli di Milano. Qui la somiglianza nel volto e nell'espressione di Maria con la Venere in oggetto, la compattezza delle morbide figure e l'annodarsi dei gesti fra i personaggi, contribuiscono ad esaltare l'espressione dolce e malinconica di Maria, Giovannino e GesĂš Bambino, premonitrice del dramma sacro.


L'artista, di cui non è certa la data di nascita, è documentato per la prima volta nel 1514 per l'esecuzione degli affreschi perduti del monastero di Santa Croce a Brescia. La sua formazione si colloca nell'ambito della cultura artistica lombarda nel rapporto con il Romanino, anche per i contatti con l'arte veneta, conosciuta dopo un supposto soggiorno a Padova e forse nella città lagunare. La sua biografia, corredata da numerosi documenti, rivela un intenso percorso segnato sia da committenze pubbliche di rilievo, come l'incarico ricevuto il 21 marzo 1521 dalla Fabbriceria di San Giovanni Evangelista a Brescia per decorare, insieme al Romanino, la Cappella del Sacramento, sia da commissioni ufficiali e istituzionali, come l'invito di Lorenzo Lotto nel 1528 ad accettare un mandato dal Consorzio della Misericordia Maggiore di Brescia.

Il pathos delle sue opere di soggetto sacro, a partire dalla seconda metà degli anni Venti, come il cosiddetto Trittico della Salvezza sulla passione di Cristo prefigurata in tre episodi dell'Antico Testamento, testimonia una partecipazione del Moretto al clima spirituale dei riformisti di parte cattolica, che informava i cenacoli a Brescia prima del Concilio di Trento. Tale coinvolgimento emotivo è evidente anche nella pala con la Strage degli Innocenti per la chiesa di San Giovanni Evangelista dei primi anni Trenta, nella quale il pathos è espresso attraverso una declinazione del classicismo di Raffaello che orienta l'incisione sul Massacro degli Innocenti di Marcantonio Raimondi. Le numerose opere del Moretto evidenziano dunque varie componenti artistiche del pittore, debitrici, oltre che al Romanino, a Lorenzo Lotto, al Savoldo, a Tiziano e al Foppa, con un certo interesse per la pittura tosco-romana ma anche fiamminga.

Negli anni Quaranta il suo impegno sui problemi dottrinari sembra esprimersi in uno stile piĂš austero, spesso drammatico, volto ad una confutazione antiluterana, come si evidenzia nel Compianto sul Cristo morto, una pala d'altare giĂ  della Disciplina di San Giovanni a Brescia, oggi al Metropolitan Museum di New York, datata 1554. Qui, l'iscrizione sulla lapide in basso, "Factus et oboediens usque ad mortem", tratta dalla lettera di Paolo ai Filippesi in riferimento alla 'imitatio Christi', si configura come una sorta di testamento spirituale dell'artista che morirĂ  in quello stesso anno.


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