Morto a 108 anni lo scrittore Boris Pahor: internato nei campi di sterminio nazisti ne aveva raccontato l'orrore in 'Necropoli'. A Mantova nel 2008 e 2013 al Festivaletteratura e ospite della scuola 'Mantegna' nel 2010
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- Creato 30 Maggio 2022
- Pubblicato 30 Maggio 2022
MANTOVA, 30 mag. - A 108 anni è morto, questa mattina intorno alle 4 nella sua casa di Trieste, lo scrittore e intelletuale Boris Pahor, una delle ultime voci viventi e testimone diretto degli orrori perpetrati dai nazisti nei campi di sterminio nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Ma anche rappresentate di quella minoranza linguistica di lingua slovena residente nella Venezia Giulia, duramente repressa dal fascismo sempre nello stesso periodo.
A Mantova l'avevamo conosciuto in diverse occasioni. Ovviamente al Festivaletteratura, dove era stato ospite nelle edizioni del 2008 e del 2013, ma aveva partecipato, nel 2010, a un'assemblea di istituto dell'Istituto Superiore Mantegna di Mantova in preparazione a un viaggio della memoria che un paio di classi della scuola ha compiuto nel campo di sterminio di Natzweiler-Struthof, l'unico campo in territorio frncese dove Pahor è stato imprigionato e dove ha visto con i suoi occhi gli orrori del nazismo. Raccontati in modo diretto, drammatico e, a tratti, anche poetico in quello che molti considerano il suo libro capolavoro, Necropoli, con il quale ha più volte sfiorato il Premio Nobel per la Letteratura.
In un'intervista concessa a chi scrive e riportata nel libro "Viaggio nella memoria", Pahor aveva parlato, oltre che della disumanità e dell'indicibile orrore dei campi nazisti, anche della repressione fascista nella Venezia Giulia contro le minoranze linguistiche alle quali lui stesso, come detto apparteneva: "Il Fascismo antislavo - aveva detto - dalle mie parti è arrivato nel 1920, quando le camicie nere hanno incendiato la Casa del Popolo Sloveno a Treste. Da allora è stato un susseguirsi di episodi viooenti ai danni della minoranza slovena. Ci hanno tolto la nostra lingua e ci hanno imposto la loro. Hanno distrutto interi villaggi, hanno rinchiuso migliaia di persone nei campi di concentramento fascisti. Come quello di Rab, dove sono morte almeno tremila persone".
Nato a Trieste nel 1913, Pahor ha insegnato lettere italiane e sloven nella stessa città e nel corso della seconda guerra mondiale ha affiancato la resistenza antifascista slovena. Catturato, è stato deportato nel campo di sterminio di Natzweiler-Struthof. Nel 1992 ha vinto il Premio Preeren, massimo riconoscimento letterario sloveno, mentre nel 2007 ha ricevuto la Legion d'Onore da parte del Presidente della Repubblica francese. Fra i suoi libri, oltre a Necropoli (Fazi), ricordiamo "Una primavera difficile " (Zandonai) e il recente "Così ho vissuto. Il secolo di Boris Pahor (Bompiani, 2013).
Emanuele Salvato
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