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Gigi Riva tra politica e pallone, una cosa seria

Mantova Festivaletteratura RivaGigi1MANTOVA, 7 set. - Nella suggestiva cornice di San Sebastiano, il giornalista Gigi Riva è tornato al Festivaletteratura a deliziare e incuriosire il numeroso pubblico raccontando di storie che intrecciano sport, politica e guerra.

L'autore de "L'ultimo rigore di Faruk", libro presentato l'anno scorso al Festivaletteratua, inizia simpaticamente l'incontro scusandosi: "Mi scuso con chi si aspettava di vedere il famoso calciatore. Io sono Gigi Riva, ma sono un giornalista corrispondente estero, e so che molti si aspettavano il campione italiano. Comunque parlerò di calcio e spero di non deludervi".

Sono 3 le storie che Riva con una precisa ricostruzione storica presenta al pubblico: la partita Unione Sovietica-Yugoslavia delle Olimpiadi del 1952, trasposizione delle tensioni e delle rivalitĂ  tra Stalin e Tito; la curiosa vicenda del premio Nobel Aung San Suu Kyi che appena liberata dalla lunga prigionia dichiarò di voler incontrare il prima possibile Roberto Baggio e infine la decisione nel 2014 dello Stato Islamico di bandire il calcio - anche con sanguinose repressioni - perchè ritenuto una radice identitaria della cultura occidentale.

Storie di oggi e di ieri che ci fanno capire soprattutto come il potere ha approfittato dell'enorme popolaritĂ  del calcio e non solo per propri fini propagandistici.

Gigi Riva ricorda un divertente incontro durante un volo Milano-New York: "Ero in aereo e venni a sapere che a bordo c'era Maradona. Cosi decisi di chiedergli un'intervista, era un'occasione unica. Mi avvicinai a lui, e presentandomi gli chiesi la possibilità di fare qualche domanda. Lui gentilmente si sposto gli occhiali da sole che gli coprivano il viso e mi disse che non mi aveva mai visto sui campi di calcio. In effetti era vero, cosi spiegai che ero un corrispondente di politica estera. Lui mi guardò e mi disse: bravo continua cosi, lascia stare il resto, il calcio è una cosa seria".

"Poteva sembrare una provocazione - spiega Riva - ma Maradona mi disse una cosa vera. Il calcio è una cosa seria. Il calcio, ma anche lo sport, si lega indissolubilmente alla nostra cultura e in qualche modo ci identifica agli occhi degli altri. Anche se può non piacere, questo è un dato di fatto".

"Nel maggio del 2016 - racconta Riva - a Balad, cittĂ  a 80 chilometri da Baghdad, ci fu un massacro Is nel club dei tifosi iracheni del Real Madrid. Terroristi fecero il loro ingresso all'interno del club armati di fucili e spararono a tutti quelli che si trovavano all'interno, per lo piĂą tifosi della squadra spagnola che stavano seguendo una partita. I media stranieri puntarono molto sul fatto che le vittime fossero tifosi del Real Madrid, e nessun media invece spiegò che in realtĂ  la strage era legata all'infinita lotta tra sunniti e sciiti. Questo diede un risalto enorme al massacro soprattutto in Europa, cosa che invece non sarebbe avvenuta se non si fosse parlato del fatto che le vittime erano tifosi di una squadra di calcio".

"Pensate un attimo - esorta Riva - Il Qatar è uno stato ricchissimo, che acquista aziende, marchi prestigiosi come Valentino, palazzi e immobili nelle piĂą grandi cittĂ  d'Europa. Ma il Qatar agli occhi degli stati vicini ed occidentali è uno stato accusato di finanziare il terrorismo. E cosi quest'estate decide di finanziare per il Psg l'acquisto del giocatore brasiliano Neymar per una cifra record di 222 milioni di euro a cui si aggiungono oltre 350 milioni di ingaggio e procure varie. Una cifra folle, che non vale sicuramente il giovane talento brasiliano. Ma allora perchè ? La realtĂ  è che l'acquisto del giocatore è solo un colpo ad effetto, un fantastico biglietto da visita per il Qatar che nel 2022 sarĂ  tra l'altro al centro del mondo con l'organizzazione dei mondiali di calcio. Un modo per dire al mondo che il Qatar non finanzia il terrorismo, perchè ama il calcio".

"La semifinale mondiale del 2006, Italia-Germania, la vidi a Gaza - racconta Riva - Eravamo in una piazza con un maxischermo e le guardie ci guardavano in cagnesco. Vincemmo come ben sapete 2-0 e cosi iniziarono i festeggiamenti. Le guardie miliziane si avvicinarono e incredibilmente strinsero le mani a tutti facendoci i complimenti. La cosa straordinaria è che si congratularono anche con l'inviata del Gr1 che era una donna. Fu una cosa incredibile, ma anche in quel caso il calcio aveva anestetizzato, calmierato tutto: l'odio, la religione, le leggi, le divisioni".

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Ulteriori approfondimenti sullo Speciale Festivaletteratura firmato L'Altra Mantova, che potete scaricare gratuitamente in forma digitale o reperire nella versione cartacea nei principali punti di interesse del Festivaletteratura. 

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