Viaggio sulle tracce di Virgilio, il “Mago” di Napoli (VIDEO). Il fascino del Parco Vergiliano a Piedigrotta
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- Creato 22 Marzo 2022
- Pubblicato 22 Marzo 2022
NAPOLI, 22 mar. – Chi era Virgilio? Lo ammetto: a parte i titoli delle sue opere, l'attribuzione della sua nascita (70 a.C.) ad Andes-Pietole e la citazione "Mantua me genuit..." mi sono accorto di sapere ben poco della sua storia.
A sollecitare la mia tardiva curiosità è stata l'occasione di un breve viaggio a Napoli e a spingermi sulle tracce di Virgilio è stata proprio la celebre iscrizione funebre che egli stesso avrebbe dettato in punto di morte, a Brindisi (19 a.C.).
"Mi ha generato Mantova, il Salento mi rapì la vita, ora Napoli mi conserva; cantai pascoli (le Bucoliche), campagne (le Georgiche), comandanti (l'Eneide)": questa la traduzione del poetico commiato di Publio Virgilio Marone dalla vita. Ricco e famoso, amico di Ovidio, Mecenate e dell'imperatore Ottaviano-Augusto che lo aveva fatto nominare dal senato "Vate dell'impero romano", era di ritorno dalla Grecia dove si era recato per mettere a punto importanti dettagli dell'Eneide a cui stava lavorando da una decina d'anni.
E adesso qui a Napoli, dove aveva deciso di essere riportato per il riposo eterno, c'è quella che viene detta la Tomba di Virgilio: un colombario sepolcrale d'età augustea puramente simbolico, in realtà , perché delle sue spoglie si sono perse le tracce. Rimane ugualmente molto forte la suggestione evocata da questo edificio calcareo che si eleva tra il verde del piccolo Parco Vergiliano di Posillipo, vicino alla stazione di Mergellina, che accoglie anche il monumento funebre di Giacomo Leopardi, i cui resti furono qui trasferiti dalla soppressa chiesa di S. Vitale Martire.
Un angolo di quiete a pochi passi dal fragore del traffico, con scorci pittoreschi, tracce del passato ed epigrafi che sollecitano riflessioni e accompagnano il visitatore su per le rampe fino alla Crypta Neapolitana, l'antichissima via di collegamento tra la cittĂ di Napoli e la zona Flegrea fino a Pozzuoli. Ma come mai Virgilio aveva scelto di essere sepolto a Napoli? Una specifica ricerca tra le risorse universali del web mi ha aperto un ventaglio incredibile di informazioni riguardanti il suo rapporto con la cittĂ partenopea ed eccomi in questo luogo misteriosamente affascinante a ricucire le tracce acquisite e a immaginare che qui si potesse magari trovare la villa che Virgilio avrebbe ereditato dal filosofo Sirone.
Primi studi a Cremona, poi a Roma attratto dalla dottrina filosofica, condividendo con gli intellettuali del suo tempo la passione per la cultura greca, Virgilio trovò la sua meta preferita in Napoli che era la più importante città della Magna Grecia, dove gli appassionati di filosofia potevano entrare in contatto con i più celebri maestri del tempo. Ma non è da escludere che questa predilezione possa avere a che fare anche con le origini campane di sua madre, Mà gia Polla, sposa di Stimicone Virgilio Marone, colono romano che era proprietario di tenute agricole nel mantovano.
Nella città partenopea Virgilio compose le opere che lo resero famoso (le Georgiche e le Bucoliche): una fama che gli arrise in vita, ma che proseguì ancora nei secoli e non solo per meriti letterari. Già , perché tra i napoletani il culto di Virgilio Mago rimase vivo dopo la sua morte fino al Medioevo, al punto di essere considerato e venerato come autentico protettore della città , prima ancora di San Gennaro. La tradizione popolare gli attribuì prodigi leggendari come la creazione di una sorta di mosca magica capace di liberare totalmente la città dalle mosche, di aver curato tutti i cavalli dell'area partenopea, di aver realizzato in una notte la Crypta Neapolitana e di aver messo nelle fondamenta del castello (Castel dell'Ovo) un uovo all'interno di una gabbia profetizzando che Napoli sarebbe durata solo finché fosse rimasto integro il suo uovo.
Anche nella realizzazione di opere di bonifica della cittĂ gli fu riconosciuto il merito di aver fornito contributi importanti, come l'aver sollecitato presso Augusto la costruzione dell'acquedotto del Serino che partendo dall'avellinese forniva la rete idrica della cittĂ per proseguire nei Campi Flegrei fino alla Piscina Mirabilis di Bacoli. Il mito di Virgilio Mago decadde definitivamente nel XI secolo quando i Normanni e la Chiesa posero fine alle restanti credenze pagane, degradarono il poeta-mago a negromante e sostituirono i suoi miti con leggende di martiri, santi e miracoli.
Rimane comunque la memoria della tradizione popolare che lo considerava, oltre che un uomo di sapiente cultura, un mago "in possesso dei segreti della natura e che ne fa uso a fin di bene". E l'eco di queste memorie e leggende inevitabilmente accompagna i passi su per le rampe del Parco, attraverso una vegetazione ispirata alle citazioni presenti nelle opere di Virgilio (e anche di Leopardi), fino al culmine dove si può ammirare il sito nel suo insieme e una pittoresca visione del golfo di Napoli. In contrasto con l'indubbio fascino della visita è lo stato di conservazione del Parco Vergiliano, riaperto al pubblico solo recentemente, che non appare particolarmente curato e meriterebbe una migliore descrizione degli elementi che caratterizzano il percorso, oltre ad un adeguamento dell'orario di accesso.
- Informazioni sul Parco Vergiliano. - Ingresso libero - Orari di apertura: Lunedì, Mercoledì-Domenica 8.45 – 14.45 Chiusura settimanale: Martedì
- Indirizzo: Salita della Grotta, 20 – 80121 Napoli
- Come arrivare: Metropolitana Linea 2, stazione Mergellina (circa 5 minuti a piedi)
- Tel: 081.669390 – 081 2294409
Guido Mario Pavesi
Testo della didascalia presente alla base del percorso della Tomba di Virgilio:
"Fermati o passeggero e leggi queste poche cose: qui c'è Virgilio, questo è il suo tumulo. Nell'anno del Signore 1455. Sotto il regno di Alfonso, Signore nel nome di Gesù Nostro Signore, Re delle Due Sicilie"
"Quali ceneri? Queste sono le rovine di un sepolcro. Una volta vi era seppellito colui che cantò pascoli, canti e condottieri. I canonici Regolari posero nel 1554"
"Queste due iscrizioni su lastre di marmo bianco ci introducono al mausoleo romano di epoca augustea che un'antica tradizione identifica come tomba di Virgilio ed esprimono l'esigenza dell'età rinascimentale di tramandare la memoria con epigrafi murate nel tufo. Si tratta di un colombario di famiglia con struttura in opera cementicia e rivestimento a Reticolato nell'interno e a lastre di tufo all'esterno. Il tipo architettonico, con basamento quadrato nel quale è ricavata la camera sepolcrale e tamburo circolare sovrapposto alla volta, è quello più ricorrente nell'architettura funeraria di Lazio e Campania.
All'interno, si vedono dieci nicchie in cui si collocavano le olle con le ceneri dei defunti. L'ingresso originario era sul lato opposto a quello dal quale oggi si accede, a livello dell'ingresso della Crypta Neapolitana, prima che i lavori fatti eseguire da Alfonso d'Aragona e dal vicerè Pedro di Toledo che ne abbassarono il piano di calpestio. Secondo il racconto di Donato nel suo Vita Vergilii (IV sec. d. C.) il poeta che aveva vissuto e studiato a Napoli, "vi fu sepolto sulla strada per Pozzuoli tra il primo e il secondo miglio". La tomba di Virgilio sulla via Puteolana diventò presto luogo di pellegrinaggio come testimoniato da Stazio e Silio Italico che riscattò la villetta del poeta ed il sepolcro e si dedicò alla conservazione e al culto delle sue memorie, celebrandone ogni anno il giorno natale. Sebbene ci siano incertezze sull'identificazione del Mausoleo come tomba di Virgilio legate alla discussione filologica relativa alla ricostruzione topografica della distanza del sito dalle porte della città , è tale la stratificazione di memorie e simboli, espressione di una complessa e profonda coralità storica, culturale e popolare, condensati in questo semplice monumento e nella vicina grotta, da far passare in secondo piano la corretta interpretazione del rudere archeologico.
Almeno dal Trecento ci sono testimonianze che attribuiscono il Mausoleo a Virgilio: se ne trova menzione in Petrarca, in Boccaccio e nella Cronaca di Partenope. Proprio in quest'epoca, a partire dal XII – XIII secolo, si colloca il fiorire di leggende in area napoletana e campana che vedono Virgilio nelle vesti di mago, autore di profezie e prodigi. Anche la Grotta di Posillipo, oggetto e meta di culto popolare fino al XIX secolo, si riteneva creata magicamente dal poeta che l'aveva perforata all'improvviso, con un preciso orientamento solare per cui riceveva il sole al mattino da oriente fino al centro e di pomeriggio da occidente fino al centro.
Quindi su Virgilio, - che in vita aveva avuto una fama immensa non solo letteraria ma pure relativa alla profonda conoscenza in materia di esoterismo religioso, medicina, astrologia, cultura sibillina e oracolare, ed era stato recuperato e inglobato poi dalla cultura cristiana e riconosciuto come sapiente onnisciente in numerose fonti anche più tarde, che soprattutto aveva vissuto a Napoli, città fortemente segnata dalle componenti solari e oracolari riconosciute al poeta e aveva qui la sua tomba in prossimità di un luogo sacro e culturale, - sono confluiti antichi culti pagani costituendo un fenomeno di sincretismo religioso non raro in quel difficile momento di passaggio dalla religiosità pagana a quella cristiana ufficialmente trionfante. Sorto su un luogo probabilmente in origine consacrato come la Grotta ad un antico culto, quello del dio Giano, il sepolcro era caratterizzato da un lauro selvatico che secondo le fonti seicentesche, fioriva perennemente a consacrare la natura divina del poeta. Questo alloro è stato meta di un celebre culto popolare fino ad epoca recente".
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