Mantova, la morìa delle edicole: chiudono al ritmo di 4 all'anno. A Ostiglia su 8 ne è rimasta una sola. Martedì 10 gennaio altra chiusura a Cerese

MANTOVA, 11 gen. - Ormai chiudono al ritmo di 4 o 5 all'anno e negli ultimi due anni, in provincia di Mantova, ne sono state chiuse, non rimpiazzate, otto. A Ostiglia, 8mila abitanti, ce n'erano otto e ne è rimasta una soltanto.

Stiamo parlando delle edicole che, come ovvio, risentono in maniera particolare dell'attuale crisi che sta colpendo l'editoria, in particolare quella che si occupa della carta stampata.

E il 2017 non è certo iniziato nel migliore dei modi, visto che non sono passati nemmeno 15 giorni del nuovo anno e già si registra un'altra cessata attività. Stavolta a chiudere è la storica edicola di via Cervi a Cerese, di Paola Negri e Daniele Composti.

Ieri mattina, martedì 10 gennaio, un po' a sorpresa, almeno per i clienti abituali, campeggiava un cartello esuariente e impietoso allo stesso tempo: "Chiuso per cessata attività".

Ma chi vive nel mondo dell'informazione, e anche chi lo frequenta da vicino, sa benissimo che la crisi della carta stampata sta avendo ripercussioni anche sulle attività collegate a essa. Si veda la Cartiera Burgo, che ha chiuso soprattutto perché di carta per giornali ne serviva sempre meno, poiché di giornali se ne vendono sempre meno.

Evidente che anche le edicole, ultimo anello della catena editoriale, ne stiano risentendo. Di Mantova e provincia abbiamo già detto, ma se guardiamo i numeri a livello nazionale la morìa è ancor più evidente: le edicole attive in Italia sono circa 30mila. Dal 2001 a oggi hanno chiuso in 13mila, di cui quasi 7mila negli ultimi due anni.

"In provincia di Mantova - spiega Alcide Boni, segretario provinciale del Sinagi, il sindacato dei rivenditori di giornali - abbiamo ancora circa 250 edicole, ma chiudono al ritmo di 4 all'anno. E quando dico chiudono, intendo che nessuno le riapre più perché avventurarsi in quest'attività, oggi, è un rischio che in pochi vogliono correre. Le faccio un esempio: su un fatturato di 100mila euro, un edicola ha un utile lordo di 18mila. Si lavora giorno e notte per le briciole e per pagare i costi fissi, sempre più alti".

E spesso si chiude, come dimostrano i dati appena illustrati. "Inutile nascondersi dietro a un dito - prosegue Boni - la causa principale della chiusura delle rivendite di giornali è la crisi dell'editoria. Per farle un altro esempio pratico, se prendiamo il quotidiano più venduto nella nostra provincia, quello storico, vediamo che, secondo i dati forniti da Prima Comunicazione, siamo passati dalle 18750 copie vendute giornalmente in media nel mese di gennaio 2016, alle 17730 di ottobre. Ovviamente parlo dei numeri in edicola, escludendo abbonamenti e copie digitali. Ma il trend è negativo un po' per tutti i giornali".

Secondo Boni i grandi gruppi editoriali devono al più presto inventarsi qualcosa per "sfidare l'informazione on line che sta togliendo sempre più mercato. Servono strategie nuove e investimenti cospicui altrimenti in un futuro molto prossimo vedremo sgretolarsi uno dei sistemi distributivi più efficaci ed efficienti del Paese: quello delle edicole".

Emanuele Salvato