Psicogeografia Balcanica: un viaggio nell'anima dei Balcani e della pastorizia con Kapka Kassabova
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- Gemaakt op 08 september 2024
- Gepubliceerd op 08 september 2024
MANTOVA, 08 set. - Domenica, la suggestiva cornice della Basilica Palatina di Santa Barbara è stata cornice di un incontro che ha condotto il pubblico del Festivaletteratura in un affascinante viaggio attraverso i Balcani.
La scrittrice bulgara Kapka Kassabova, autrice di "Il lago", "Confine" e "Anima. Una pastorale selvaggia" ha discusso insieme a Elvira Mujčić, scrittrice e traduttrice, nell'evento intitolato "Psicogeografia Balcanica".
Kapka Kassabova è nota per la sua capacità di esplorare non solo i paesaggi fisici ma anche quelli interiori delle terre che racconta. La sua scrittura nasce da una profonda immersione nelle vite delle persone e nei luoghi remoti dei Balcani, una regione spesso percepita come bellicosa e frammentata da nazionalismi. Con una prospettiva unica, Kassabova sfida questi preconcetti, sostenendo che "la scarsa comprensione dei vicini è un riflesso della mancata conoscenza di sé stessi". Attraverso i suoi libri, l'autrice cerca di avvicinarsi alla psiche balcanica, esplorando i confini – fisici e mentali – che definiscono questa complessa area geografica.
Durante l'incontro, Kassabova e Mujčić hanno illustrato le sfide e le bellezze dei Balcani, analizzando come le storie personali e collettive si intrecciano con il paesaggio e la cultura della regione. Per Kassabova, essere un'esploratrice significa indagare sia il mondo esterno della natura che quello interno della mente, offrendo una visione profonda e umana di luoghi spesso fraintesi.
"A me piacciono appassiontamente i luoghi e le persone che vivono ai margini. E' li che ci sono le storie più interessanti - spiega Kassabova - Con luoghi ai margini, intendo anche ideologicamente ai margini della politica e del potere. Erroneamente si pensa che ai margini il potere non ci sia, ma non è cosi: il potere ad esempio della montagna e delle sue popolazione è enorme e antico".
"La tragedia del mondo della pastorizia è che è diventatoto invisibile - prosegue l'autrice - ma in realtà , le persone e gli animali di questo mondo sono forse le più reali che ho potuto conoscere.Una parola chiave di questo mondo e di questo modo di vivere è vitalità . La vitalità è cò che io provo in presenza di questi animali liberi. Cavalli, pecore e cani da pastore sono i veri protagonisti infatti del mio ultimo libro, senza di loro la pastorizia non esisterebbe. Vitalità per me è il centro di ciò che siamo e cioè è l'amore".
L'evento, realizzato in collaborazione con l'Istituto Bulgaro di Cultura di Roma, è stato sicuramente un'opportunità preziosa per scoprire la vera essenza dei Balcani, oltre i confini e i pregiudizi, attraverso gli occhi di una delle più intense voci della letteratura contemporanea.
(l.t.)
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