Ius scholae, card. Zuppi: 'Strumento adeguato di inclusione. Salvare migranti è un dovere primario'
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- Gemaakt op 01 september 2024
- Gepubliceerd op 01 september 2024
ROMA, 01 set. - In merito al ius scholae per il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, "La questione mette in gioco un diritto fondamentale della persona, per questo deve suscitare delle idee, e non delle ideologie, per trovare le risposte adeguate. È la stessa cosa potere essere uguale ai miei compagni o sentirmi addosso di essere italiano a metà ? Più facilmente sceglierò i doveri se ho chiari i diritti".
La dichiarazione arriva in una intervista ad Avvenire a proposito del dibattito sullo ius scholae. Per Zuppi, si tratta di un "importante strumento di inclusione".
"Quando un problema umanitario e per certi versi tecnico diventa un problema di scontro politico - annota - non si capisce più chi ha ragione e chi no. Aprendo una sessione del Consiglio Permanente già nel luglio del 2022 osservavo che concedere la cittadinanza italiana ai bambini che seguono il corso di studi con i nostri ragazzi, il cosiddetto Ius Scholae, costituisce uno strumento importante di inclusione delle persone ed è un "tema di cultura". E si trattava di una istanza da tempo ribadita dalla Cei".
"Salvare chi è in pericolo è un dovere gravissimo, primario. Il Papa invita sempre a un approccio integrale del fenomeno dell'immigrazione (i famosi quattro verbi: proteggere, accogliere, integrale e promuovere) e a una collaborazione globale (delle istituzioni e dei governi, come delle comunità e delle famiglie" ribadisce il cardinal Zuppi. "È un approccio di grande realismo sul quale speriamo l'Europa si decida a un approccio comune e a non lasciare solo il nostro Paese", il richiamo del porporato.
Come sono i rapporti con il governo Meloni? "Con questo Governo, così come avvenuto con quelli passati, c'è una buona interlocuzione e su certi temi una ottima collaborazione" dice Zuppi. "Se la Chiesa esprime un'opinione non è per entrare nel dibattito politico, o per dare indicazioni socio-politiche specifiche, che competono alle forze politiche e sociali, ma solo per promuovere la persona e senza interessi di parte. E questa è proprio la libertà della Chiesa".
I Vescovi italiani sono "preoccupati che possa venir meno il vincolo di solidarietà tra le diverse Regioni, abbiamo auspicato un 'patto sociale e culturale' perché si incrementino meccanismi di sviluppo, controllo e giustizia sociale per tutti e per ciascuno" ribadisce il presidente della Cei. Zuppi ricorda che "la Nota approvata dal Consiglio Episcopale Permanente della Cei nel mese di maggio richiamava i principi di solidarietà e sussidiarietà a livello nazionale".
"Coltivo il sogno ingenuo che anche in Italia sia possibile mettere da parte le ideologie - ma non gli ideali, la conoscenza, la passione – per evitare una politica ridotta a rissa e polarizzazione" dice il cardinale. "Coltivo il sogno che sia ancora possibile su temi fondamentali per la nostra convivenza ricercare un consenso ampio, il più ampio possibile".
(adnKronos)
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