Cartellino rosso?
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- Gemaakt op 09 april 2016
- Gepubliceerd op 09 april 2016
L'Islanda é tornata in piazza e ogni volta che torna in piazza, tutti sembrano accorgersi di lei.
É bastata una folla radunatasi davanti al Parlamento e il premier islandese Sigmundur DavÃð Gunnlaugsson si é dimesso, prima e finora unica vittima dei Panama Papers. Non é servito nessun rinvio a giudizio, nessuna condanna in primo grado o definitiva. A prima vista, un grande esempio di trasparenza e moralitá. Ma solo a prima vista.
Sigmundur si é dimesso per qualcosa che in Italia sarebbe stato facilmente nascosto sotto il tappeto, é vero. Un profondo conflitto di interesse fra pubblico e privato, visto che dopo la crisi finanziaria del 2008 che portó il paese alla bancarotto, la societá off-shore all di proprietá della famiglia era profondamente esposta nei confronti del sistema bancario islandese appena collassato. E poco importa se poco dopo ha ceduto tutte le sue quote alla moglie per la cifra simbolica di un dollaro. Per la legge islandese avrebbe dovuto dichiarare questa proprietá all'estero non appena eletto in Parlamento.
Si é dimesso perché il suo partito glielo ha imposto, per salvare le apparenze piú che per ragioni di sostanza. Sigmundur rimane infatti deputato, segretario di partito e giá girano su internet fotomontaggi e vignette che lo ritraggono come il burattinaio dietro le quinte.
Nel frattempo, il governo non é caduto, ma ci si é limitati a un rimpasto all'italiana. Il ministro di pesca e agricoltura, nonché delfino del Premier, é stato promosso premier. Una esponente dello stesso partito é stato catapultata nel posto lasciato vacante dal nuovo primo ministro.
Elezioni anticipate? All'inizio si é parlato di sei mesi (c'é da fidarsi? Sono le stessa facce che promisero un referendum sull'adesione alla UE in campagna elettorale, salvo rimangiarsi la parola il giorno dopo le elezioni). Ufficialmente, per permettere al Parlamento di chiudere pratiche pendenti su questioni di estrema importanza. Piú realisticamente, per guadagnare tempo e attendere che lo scandalo si sgonfi. E sulla durata stessa del governo, nessuno si sbilancia.
Per questo la protesta continua, ogni giorno davanti al Parlamento. Pur se con un'adesione molto, molto ridotta rispetto a quella del primo giorno. É una protesta a tratti chiassosa, ma pacifica. Sui muri del centro appare ogni giorno un manifesto nuovo, contro il governo. Un negozio di t-shirt del centro ha fiutato l'affare e ha in vetrina magliette con la faccia dell'ex-premier condita da commenti ironici. All'ingresso della piazza, vengono distribuiti cartellini rossi, invitando a essere tutti come arbitri sul campo dal calcio. E come allo stadio ci sono tamburi e qualche coro, ma c'e anche spazio per le famiglie con i bimbi in braccio o nella carrozzina. L'impressione di un'isola a misura d'uomo rimane. Ma dove, come in tutto il resto d'Europa, la distanza fra elite e gente normale aumenta ogni giorno di piú. Come quella fra la politica e il resto del paese.
(g.f.)
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