Dazi Usa, Ferrari decide di alzare i prezzi del 10%
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- Gemaakt op 30 maart 2025
- Gepubliceerd op 30 maart 2025
MARANELLO, 30 mar. - Il gruppo Ferrari ha deciso di aumentare i prezzi delle sue auto per assorbire i dazi di Trump: la mossa apre la strada ad altre contromosse nella filiera auto europea e globale.
Ferrari è stata la prima a muoversi. Mentre molte Case automobilistiche stanno ancora decidendo come rispondere ai dazi "permanenti" del 25% firmati da Donald Trump, Maranello ha già tracciato la rotta.
La risposta è netta: aumenti fino al 10% per alcuni modelli venduti negli Stati Uniti.
La notizia è arrivata con una comunicazione ufficiale ai mercati. Dopo giorni di attesa, l'azienda del Cavallino ha confermato l'intenzione di aggiornare la propria politica commerciale, per compensare i rincari causati dalle nuove tariffe doganali. E non si tratta solo di difesa del margine, ma anche di chiarezza verso i clienti: "Le nuove condizioni doganali si rifletteranno parzialmente sul prezzo, fino a un massimo del 10% di aumento, in coordinamento con la nostra rete di distribuzione".
C'è però un dettaglio importante: chi ha già ordinato un'auto Ferrari prima del 2 aprile 2025 non subirà ritocchi verso l'alto. E vale anche per chi ha acquistato una 296, una SF90 o una Roma, a prescindere dalla data. Tutto il resto, invece, sarà soggetto alla strategia. Il Costruttore aveva già lasciato intendere nei giorni scorsi che sarebbe intervenuto in modo deciso. Ora è arrivata la conferma, insieme a un messaggio rassicurante per investitori e clienti: nonostante il cambio di scenario, gli obiettivi finanziari per il 2025 restano invariati. Anche se si ammette un "potenziale rischio di diluizione di 50 punti base" nei margini di redditività .
Mentre Maranello agisce, altre realtà adottano maggiore cautela. Alcuni parlano, altri restano in silenzio. Perfino Elon Musk, da sempre vicino a Trump, ha ammesso l'impatto delle nuove regole, definendo gli effetti dei dazi "significativi" e "non trascurabili" per la produzione delle Tesla. Molto più diretto l'attacco della Ineos Automotive, fondata dal miliardario britannico Jim Ratcliffe. L'azienda ha diffuso un comunicato durissimo: "I leader della Ue, nonostante i 'chiari' avvertimenti di Trump, hanno trascurato l'intera vicenda e non si sono seduti al tavolo per negoziare una soluzione migliore". Il tono è netto, e la conclusione ancora di più: "La situazione avrebbe potuto e dovuto essere evitata".
Parole forti anche da Lynn Calder, amministratrice delegata del marchio: "Questo è ciò che accade quando i politici stanno con le mani in mano. In quanto marchio automobilistico in crescita con sede nell'Unione Europea, siamo vulnerabili ai dazi e abbiamo bisogno che i nostri politici sostengano le nostre imprese, i nostri posti di lavoro e le nostre economie. Abbiamo bisogno di un intervento politico urgente e diretto". E non si esclude nulla: "C'è un limite a ciò che possiamo fare per proteggere i clienti statunitensi dagli aumenti dei prezzi".
(libero.it)
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