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Prodi: 'Europa senza politica estera unitaria, siamo destinati a scomparire'. Soyinka: 'Se non verrĂ  fermato Boko Haram i profughi dall'Africa raddoppieranno'

Mantova Festivaletteratura Prodi SoyinkaMANTOVA, 13 set. - "Solo un accordo fra Stati Uniti, Russia, Cina ed Europa può risolvere i problemi in Libia e in Siria". Sembrava di sentire Tariq Ramadan, l'intellettuale musulmano passato mercoledì scorso al Festivaletteratura, e invece era Romano Prodi.

L'ex presidente del consiglio e della Commissione Europea, e attuale membro del Gruppo di Lavoro Onu-Unione Africana sulle missioni di peace-keeping in Africa, nel dialogo con il Premio Nobel Wole Soyinka, a un certo punto ha ribadito, con parole un po' diverse, lo stesso concetto esposto da Ramadan in apertura di Festival.

"Le potenze mondiali - ha detto ancora Prodi - giocano alla pace e giocano alla guerra secondo un piano il cui fine è la convenienza". Economica, in primis. Prodi vede situazioni simili in Libia e Siria e la sua tesi è che le Nazioni Unite non possono fare molto per frenare queste crisi fino a quando non c'è accordo fra i superpotenti. E in questo contesto geopolitico mondiale è evidente la debolezza dell'Europa, che secondo Soyinka è "responsabile per il 75% delle gravi crisi tuttora in atto nella regione mediorientale".

Prodi sottoscrive questa percentuale snocciolata dallo scrittore nigeriano, sul cui capo pendono le minacce di morte dei fondamentalisti islamici di Boko Haram, e aggiunge una considerazione pesante sull'Unione Europea: "La UE non ha una politica estera comune e produce azioni frammentate, deboli, confusionarie. Tra poco l'Europa non esisterà più come potenza mondiale poiché gli stati che la compongono non hanno una visione politica comune. Siamo fuori anche dai grande asset economici attuali: Google, Amazon, E-Bay... Avevamo un sistema di navigazione satellitare, Galileo, che non è riuscito a produrre frutti per i continui litigi fra gli stati europei su come agire".

E, forse, un esempio ancor più lampante di questa disorganizzazione europea è la recente campagna di Libia. Secondo Prodi il paese doveva essere "preparato a un cambiamento, ma questo non doveva passare attraverso la guerra. Dopo l'intervento bellico e l'uccisione del colonnello Gheddafi, un dittatore che andava mandato via, le tribù del paese, fino ad allora tenute sotto controllo dal regime, si sono liberate e hanno iniziato una lotta cruenta per conquistare i centri di potere.

Ora nel paese è tutto distrutto, è il caos e una grossa responsabilità ce l'ha l'Europa che se ne è andata dalla Libia quando si trattava di sistemare le cose". Insomma, si è ripetuta la situazione dell'Iraq, quando cacciato Saddam Hussein si pensava di poter riportare senza troppa fatica la democrazia".

Situazione esplosiva anche nell'Africa centrale, come testimonia Soyinka: "Quando i fondamentalisti islamici di Boko Haram sono arrivati in Mali - ha detto - hanno subito cercato, e trovato, l'appoggio delle forze in contrasto col governo. Sono stati accolti con calore dalla popolazione, ma poco dopo essere andati al potere hanno fatto vedere chi erano per davvero. Hanno tolto alla popolazione le libertà conquistate, imposto leggi draconiane. Dal Mali Boko Haram sta diffondendosi in Africa ed è arrivato in Nigeria. Quando penetreranno non stupitevi se il numero di profughi che arriverà nel vostro paese raddoppierà".

Ulteriori approfondimenti e interviste esclusive sullo Speciale Festivaletteratura firmato L'Altra Mantova, che potete scaricare in forma digitale gratuitamente a questo link.

(e.s.)

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