Sonnolenza diurna, nelle donne in terza età può indicare un principio di demenza
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- Creato 25 Aprile 2025
- Pubblicato 25 Aprile 2025
ROMA, 25 apr. - Quando vediamo una persona che in qualche modo pare appisolarsi durante la giornata siamo portati a pensare che abbia dormito poco o che comunque le sue prestazioni intellettive non siano al massimo. Non sempre però è cosi.
Bisogna controllare la situazione se questo segnale si ripete ogni giorno, magari anche in ore che non sono quelle classiche dell'abbiocco, ovvero quelle postprandiali.
Secondo una ricerca condotta su donne over-80 apparsa su Neurology chi va incontro ad una sonnolenza crescente durante la giornata nei cinque anni successivi mostra un rischio pressoché raddoppiato di sviluppare decadimento cognitivo e demenza. I dati certo fanno riflettere, anche se, va detto, non mostrano una correlazione, ovvero un rapporto causa-effetto, quanto piuttosto solo un'associazione.
Le donne sono state seguite per cinque anni. in questo periodo 164 partecipanti, ovvero il 22%, hanno sviluppato un lieve deterioramento cognitivo e 93 partecipanti, ovvero il 13%, hanno sviluppato demenza.
I partecipanti hanno indossato dispositivi da polso per monitorare il loro sonno e i ritmi circadiani per tre giorni all'inizio e alla fine dello studio. I ricercatori hanno esaminato i cambiamenti nella durata e nella qualità del sonno notturno, nei riposini diurni e nei ritmi circadiani.
Nel tempo, con la terza età sono stati osservati significativi mutamenti nel ritmo del sonno in oltre la metà delle donne in esame. In particolare i partecipanti rientravano in tre gruppi: sonno stabile o piccoli miglioramenti del sonno, 44%; sonno notturno in calo, 35%; e sonnolenza crescente, 21%. Il sonno notturno in calo includeva diminuzioni della qualità e della durata del sonno notturno, moderati aumenti dei riposini e peggioramento dei ritmi circadiani.
L'aumento della sonnolenza includeva aumenti sia della durata che della qualità del sonno diurno e notturno, insieme a un peggioramento dei ritmi circadiani. A quel punto si è andati ad indicare quanto e come i mutamenti nei ritmi del sonno e soprattutto la sonnolenza diurna potessero essere associati al rischio di decadimento cognitivo.
(libero.it)