550 anni di scienza, arte e genialità: alla scoperta dei 'segreti' della Torre dell’Orologio (VIDEO)
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- Creato 25 Dicembre 2023
- Pubblicato 25 Dicembre 2023
MANTOVA, 25 dic. – "Bellissimo questo orologio, peccato che non funzioni". Quante volte è capitato (e capiterà ancora) di sentirlo dire da turisti, ma anche da mantovani, fermi ad ammirare l'imponente quadrante che campeggia sulla facciata della torre del Palazzo della Ragione, in piazza Erbe.
Errore! Quell'orologio funziona perfettamente, ovviamente in relazione alle mansioni per cui è stato progettato da Bartolomeo Manfredi e installato nel dicembre 1473 nella torre addossata al medievale Palazzo della Ragione, su progetto di Luca Fancelli.
Fonte dell'equivoco è, sicuramente, la complessità della struttura stessa del quadrante che è ben lungi dall'immagine di un orologio attuale, ma proprio ciò dovrebbe stimolare la curiosità dell'attento osservatore che, comunque, ha a disposizione, in piazza, un pannello con una sintetica descrizione e, nell'ingresso della torre, un QR Code che fornisce spiegazioni più dettagliate.
La storia di questo straordinario strumento che da 550 anni scandisce il tempo dei mantovani è incredibilmente avvincente e una testimonianza preziosa di combinazione tra scienza, arte e genialità artigianale che, fortunatamente, oggi possiamo ripercorrere grazie alla realizzazione del Museo del Tempo che si sviluppa all'interno della torre quattrocentesca.
Un percorso di visita distribuito sui 5 piani in cui si articola la torre, che si snoda tra una serie di antichi ingranaggi non più in uso e l'imponente meccanismo attualmente in funzione, per raggiungere il livello in cui oltre 70 pannelli raccontano l'evoluzione delle forme di misurazione del tempo e approdare all'ultimo piano da dove si può godere di una straordinaria vista panoramica della città spaziando con lo sguardo fino oltre i laghi che circondano Mantova.
L'origine dell'orologio è legata al marchese Ludovico II Gonzaga che volle collocarlo nella torre, costruita nel 1472-1473, al centro della città mercantile come nuovo importantissimo simbolo del suo potere e della sua cultura innovativa. Dalla base della torre si sale al piano superiore del Palazzo della Ragione, l'antico Palatium Novum, costruito nel 1250 e dalla grandiosa aula del Palazzo – autentico scrigno di testimonianze storiche - si può accedere ai meccanismi dell'orologio astronomico progettato da Bartolomeo Manfredi.
All'epoca per avere informazioni sul tempo si guardava il sole, si sentivano le campane e si utilizzava, un orologio collettivo. L'orologio che vediamo tuttora in piazza Erbe era particolarmente complesso e forniva molte informazioni anche astronomiche e astrologiche. Il quadrante è incorniciato da un festone costituito da un ramo d'alloro con bacche dorate. Oltre alle ore erano riportati i segni zodiacali, le ore planetarie, i giorni della Luna, la posizione degli astri, utile a sapere se un certo momento della giornata era o no sotto l'influsso di pianeti favorevoli.
Fatto certo è che a questo orologio tutta la città si rivolgeva, non solo per orientarsi sulle ore ma anche per ricevere informazioni e responsi sull'andamento del clima e delle stagioni, sui giorni favorevoli e non, sull'opportunità di fare o non fare certe scelte di tipo quotidiano e lavorativo. Nel tempo, purtroppo, il meccanismo si guastò e conseguentemente seguirono anni di degrado. Solo circa dieci anni fa si è provveduto ad un restauro e ora all'interno della Torre si può vedere un pendolo di Foucault, una raccolta di pezzi che fecero parte di diverse versioni dell'orologio, una breve storia degli ingranaggi, una linea del tempo della misura del tempo, ed infine la vista incantevole del centro cittadino, con la cupola di Sant'Andrea sembra essere a portata di mano.
Per essere un orologio degno di tal nome, come scriveva Pietro Adamo De Micheli nel Quattrocento, doveva avere "otto effetti": "El primo è di sapere quante hore sono secundo el vulgo,El secundo di sapere, anci, vedere continuamente in qual signo zodiacale et in qual grado serà il Sole;El terzo di sapere et vedere similmente in qual signo et grado sera' continuamente la LunaEl quarto era di mostrare una carta del cielo materializzata con ascendente...El quinto effetto di sapere qual pianeta regna qualunque hora...El sexto effetto è di sapere le hore particulari de' Mantuani, cioè la campana dal dì mattutino, (ovvero l'Avemaria del mattino, che si suonava con la squilla, la campana più piccola del campanile), l'Offitiala da matina (si suonava al sorgere del Sole), la Terza (si suonava a metà mattina), la Nona (si suonava a mezzodì...).El septimo effetto è di sapere le ore d'i astrologi, cioè quante hore siano passate doppo el mezo dì.L'octavo et ultimo effetto è di sapere continuamente quanto sia longo el di et la note da ogni tempo".
Senza ombra di dubbio l'Orologio di Bartolomeo Manfredi aveva tutte le caratteristiche richieste ed è stato di recente dimostrato dalla dottoressa Stefania Accordi della cooperativa Alkémica che, seguendo e interpretando quanto scritto all'epoca, ancora oggi è possibile risalire all'ora del sorgere e del tramontare del sole, ovvero sapere le ore che mancano all'alba e al tramonto, perché tutta la vita operosa della città a quei tempi si basava sulla luce solare. Caratteristica questa che si riteneva perduta. Va tenuto presente che mentre oggi si considera "giorno" il periodo di ventiquattro ore che va da una mezzanotte all'altra, allora il giorno andava da un tramonto all'altro o a circa mezz'ora dopo, quando si suonava l'Avemaria.
La prima ora del nuovo giorno era dunque la prima ora di notte, e mutava con il graduale variare delle stagioni. In origine l'orologio mostrava l'ora italica che poneva l'inizio del giorno in corrispondenza del tramonto. Per questo la prima ora è indicata sulla destra della fascia esterna del quadrante – in numeri romani – nella posizione in cui appare il sole al tramonto. Sul quadrante c'è la lancetta (con la punta a stella) che indica solamente lo scorrere delle ore perché anticamente non era rilevante la scansione dei minuti.
Se si vuol sapere che ora è, bisogna verificare la corrispondenza del numero romano indicato dalla lancetta che progressivamente si sposta verso il numero successivo e, per avere un'idea dei minuti, individuare approssimativamente in quale porzione di spazio si trova la lancetta.
Bartolomeo Manfredi, detto anche "dell'Orologio", colui che installò l'orologio, era matematico e astrologo, "figlio d'arte" perché il padre aveva già costruito in città un orologio pubblico. Bartolomeo, "era inteligento", scrisse il cronista contemporaneo Andrea da Schivenoglia, "e se deletava de astrologia", arte cui era stato iniziato da Vittorino da Feltre, in Ca' Zoiosa.
Pietro Adamo de' Micheli era invece un illustre giureconsulto e letterato mantovano, che, tra l'altro, introdusse a Mantova la stampa nel 1471 e che ci ha lasciato la seguente preziosa descrizione dell'orologio: "Rivolto verso Nord-Ovest l'orologio ha l'oriente a sinistra, verso la reggia del principe. Una tettoia di marmo (originale) ripara il quadrante, ch'era coronato di dodici tondi contenenti i ritratti di altrettanti «famosi et doctissimi homini".
Ci sono, dunque, mille motivi per non limitarsi ad un'occhiata esteriore alla misteriosa bellezza del quadrante: la visita alla torre dell'orologio è un'esperienza preziosa per approfondire la conoscenza di un pezzo di storia della città straordinariamente interessante e affascinante.
È disponibile all'ingresso un libretto illustrativo con testi a cura di Riccardo Govoni, Stefania Accordi, Paola Pavesi, Corrado Benatti, Alessia Goreri con la collaborazione di Nicola Galli
Orari: Lunedì chiuso; Martedì-Venerdì 10.00-13.00 e 15.00-18.00; Sabato e Domenica 10.00-18.00 continuato
Biglietti: biglietto intero: € 3,00; ridotto € 1,50
Info per sconti e agevolazioni con Mantova Sabbioneta Card: http://home.mantovacard.it/
Guido Mario Pavesi