'Siamo nel mezzo della sesta estinzione di massa'. Stefano Mancuso punta sull’alleanza con gli alberi nella lotta contro il cambiamento climatico

Mantova Festivaletteratura MancusoStefano1MANTOVA, 11 set. – Quale sia lo stato di salute della terra lo possiamo immaginare tutti, ma quando il botanico Stefano Mancuso ha iniziato a citare dati scientifici ben precisi relativi al riscaldamento del pianeta inevitabilmente si è fatta largo l'allarmante sensazione che la situazione sia addirittura peggiore di quanto ci si aspettasse.

Ecoansia l'ha definita Mancuso, da solo sul palcoscenico del tendone di piazza Castello per l'evento di ieri pomeriggio, e già dalle prime parole si è capito che il resoconto non sarebbe stato per niente rassicurante. E, infatti, già la notizia che il 2020 verrà ricordato come data drammaticamente epocale perché per la prima volta il peso dei materiali prodotti dall'uomo ha superato il peso della vita, ovvero della biomassa che è l'insieme degli organismi viventi del pianeta.

E il guaio è che la tendenza di aumentare la produzione di materiali (strade, cemento, plastica ecc.) ha avuto un aumento esponenziale negli ultimi cento anni e, per contro, si è verificata una altrettanto rapida riduzione del peso della vita, con l'eliminazione costante di alberi. Ci rimangono 3mila miliardi di alberi dei 6mila miliardi che c'erano sulla terra all'inizio dell'attività agricola dell'uomo (circa 20mila anni fa) e, oltretutto, la spoliazione ha subito un'incredibile accelerazione (mille miliardi) negli ultimi duecento anni.

Mantova Festivaletteratura MancusoStefano2La Foresta Amazzonica, una delle pochissime foreste primarie (che non hanno subito interventi dell'uomo) rimaste, è sotto attacco costante con conseguente gravissima perdita di biodiversità. "Si piantano alberi sì, ma ancora oggi il saldo è negativo per 15 miliardi. La deforestazione frammentaria di foreste primarie comporta una perdita della biodiversità è ciò determina l'aumento vertiginoso del rischio di passaggio di virus da animale a uomo. Infatti, è accertato che il 75% delle nuove malattie provenga da questa transizione e che i casi si sono triplicati negli ultimi 40/50 anni". Non meno allarmanti sono i dati relativi all'estinzione di specie di animali, a fronte di una spropositata quota di animali allevati per l'alimentazione degli uomini.

"Siamo in mezzo alla sesta estinzione di massa: l'ultima (cretaceo) è avvenuta in un arco di due miliardi di anni fa e fu determinata dai cambiamenti climatici innescati dalla caduta di un meteorite, 66 milioni di anni fa, nella penisola dello Yucatan. Verrebbe da dire che c'è tempo, ma in realtà ci troviamo a far fronte a una escalation di produzione materiali che rilasciano gas, soprattutto anidride carbonica, che concentrandosi nell'atmosfera impediscono al pianeta di raffreddarsi.

Le temperature medie sulla terra sono aumentate drammaticamente dal 1800 ad oggi, con punte record nelle zone mediterranee e dei due poli. Le prospettive di un reale impegno globale per il contenimento delle emissioni, purtroppo, non sono rosee visto che ci sono di mezzo le economie delle singole nazioni e che da 40 anni non si riesce a raggiungere un accordo realmente efficace. E intanto, anno dopo anno, le temperature continuano ad aumentare.

MancusoStefano1"Ridurre le emissioni è l'obiettivo irrinunciabile, ma non abbiamo tanto tempo per ottenere dei risultati significativi. Però possiamo guadagnare 60/70 anni piantando alberi - sostiene Stefano Mancuso -, perché sono organismi che assorbono la CO2 e la utilizzano per costituire la propria massa. In questa direzione, ogni euro investito in alberi rende 1000 volte di più, ma per ottenere il risultato se ne dovrebbero mettere a dimora 1000 miliardi".

Si può fare? Mancuso in questo caso è rassicurante. "Il costo è irrilevante rispetto al danno che si sta affrontando; lo spazio c'è e anche una riduzione della produzione di alimenti di origine animale sarebbe utile in questo senso. Una quota importante (300 miliardi) di nuovi alberi dovrebbe andare in ambito urbano, considerando che sono le città a produrre la gran parte di CO2. Ci sono esempi virtuosi (Mantova è tra questi), ma è solo un inizio e si può fare molto di più. Una prospettiva che va sostenuta per il bene del pianeta. E poi, cosa c'è di più bello, anche simbolicamente, di piantare un albero?"

gmp

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